martedì 12 aprile 2022

Our planet, our health: il nostro pianeta, la nostra salute di Ilenia Gelo ( di prossima pubblicazione su Nuova VerdeAmbiente)

 


Unprecedented è stato l’aggettivo utilizzato nel 2019 dall’IPBES - Intergovernamental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services dell’ONU – per definire l’azione distruttiva dell’uomo sulla natura.
Perché tumori, malattie infettive, infarti, ictus e asma non sono casuali: sono soltanto alcune delle conseguenze collegate a smog, consumo del suolo, inquinamento dell’acqua e surriscaldamento globale.
Sono soltanto alcune delle conseguenze che, a detta dell’OMS, costano al mondo oltre 13 milioni di decessi l’anno.
A tal proposito, in occasione della 
Giornata mondiale della salute 2022, l'Organizzazione Mondiale della Sanità si è posta una domanda: di fronte a un pianeta sempre più piegato e inquinato, siamo davvero in grado d’immaginare un mondo che abbia da offrire a tutti cibo, acqua e aria pulite e senza disparità? Siamo davvero in grado d’immaginare un mondo in cui la salvaguardia di noi stessi e dell’ecosistema venga per prima?
La risposta è sì.
Se
la lotta
all’inquinamento rappresenta una sfida d’importanza globale, allora bisogna lottare
West Nile Virus, Chikungunya e Dengue: continuano le malattie di provenienza animale  
Una delle svariate conseguenze del riscaldamento globale è sicuramente la diffusione di zanzare killer in luoghi mai toccati prima. Zanzare tigri e zanzare comuni sono da tempo i principali vettori di malattie infettive, dato che, come ha ricordato il report del WWF, «l’uomo con le proprie attività ha offerto il fianco allo sviluppo di vecchie e nuove zoonosi». Negli ultimi dieci anni, infatti, di causa animale il 75% delle nuove malattie contratte dall’uomo.

Con il termine West Nile Virus, o anche febbre del Nilo occidentale, si fa riferimento alla più importante malattia virale trasmessa dalle punture di zanzara in Italia. Nonostante sia una
malattia tipica del continente africano, si sta diffondendo anche nel resto del mondo. Non esistono terapie o vaccini. Dunque, laddove necessario, il trattamento si limita a supportare le funzioni vitali del paziente e a curare complicazioni a questo collegate.

Ma oggi la zanzara tigre è in grado di trasmettere anche altre malattie, come la febbre da Chikungunya; la Dengue: malattie delle aree tropicali e subtropicali che, a causa dell’incremento dei viaggi all’estero, negli ultimi anni hanno infettato anche il nostro Paese. Febbre alta, brividi, mal di testa e dolori articolari sono solo alcuni dei sintomi comuni a entrambe dopo il periodo d’incubazione.

Cosa fare al riguardo?
Prioritarie le pratiche d’uso di repellenti, tende, zanzariere, vestiti protettivi.
Prioritarie l’eliminazione dei ristagni d’acqua in prossimità delle zone abitate e le campagne di disinfestazione per ridurre la popolazione di Aedes.
Ma, soprattutto, prioritarie le misure per contenere il surriscaldamento globale. Perché, se la temperatura non smetterà di aumentare, altri due miliardi di persone si troveranno vittime dell’infezione da dengue.

E non è un giusto compromesso lasciare che accada.
Come ha recentemente ribadito sul lancio del terzo rapporto IPCC António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite:
«Questa è un'emergenza climatica. [...] È ora di smettere di bruciare il nostro pianeta e iniziare a investire nella abbondante energia rinnovabile che ci circonda».

Inquinamento indoor: quello che non ti aspetti da casa
Siamo abituati a pensare che l’inquinamento sia solo quello che percepiamo all’esterno. In centro. Per strada. Nelle nostre città. Eppure, molti non sanno che, soprattutto a seguito della pandemia, l'aria di casa non è rimasta poi così pulita:
«Già prima della pandemia stavamo il 70-90% del nostro tempo al chiuso, dove si stima che la concentrazione degli inquinanti sia cinque volte più alta rispetto agli spazi aperti: ora la quantità di tempo indoor è cresciuta e queste ore trascorse fra quattro mura le passiamo proprio a casa».

Come accennato da Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), proprio quel luogo in cui molti sono dediti trascorrere la maggior parte del tempo, incide negativamente sulla nostra salute. L’ambiente di casa, infatti, può contenere polvere, allergeni, composti organici volatili (COV), NO2, PM2.5, benzene, gas. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, nel 2019 300 mila, in Europa, le morti premature legate al PM2 sprigionato dalle stufe a legna.
Paradossalmente – e lo ha confermato anche una ricerca svolta dalla Texas A&M University nel 2020 - l’aria domestica è diventata più sporca rispetto a quella d’ufficio. Continua Miani:
«A differenza dell’ufficio, in casa si cucina e in genere è più abbondante l’impiego di prodotti per la pulizia. L’unico elemento peggiorativo dell’aria degli uffici è la maggior presenza di fotocopiatrici e stampanti che emettono ozono, polveri di toner, Voc, idrocarburi policiclici aromatici; molti però hanno questi strumenti anche nel proprio appartamento».
Oltre alla riduzione del riscaldamento e all’uso di pitture atossiche, un modo efficace  per migliorare la situazione in casa, neutralizzando gli agenti inquinanti, potrebbe essere l’adozione di piante: Chrysanthemum contro il benzene; Photos per il monossido di carbonio; Anthurium contro ogni sostanza inquinante. Piante, insomma, in grado di restituire un ambiente sano e pulito nell’attesa di un cambiamento globale.

 

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