mercoledì 28 dicembre 2011

Stiamo piu’ Attenti all’Ambiente: conferenze-proiezioni-approfondimenti


Coordinamento del Piemonte e Circolo di Torino
Organizza al Locale Blah Blah

Via Po n.21
Stiamo piu’ Attenti all’Ambiente

Tutti i Martedì alle ore 17.30

   24  Gennaio      Smart City  "La città Intelligente”
  31  Gennaio          Cibo a Km zero quale,come e perché etico?
   7  Febbraio        Antropos  ambiente-salute e società su 4ReteTV
14  Febbraio        Rifiuti solidi urbani come ridurli, come smaltirli?

              Verranno proiettati corti e spezzoni di film sui temi proposti

Interviste,commenti,spunti a cura di  
Antonella Frontani   Antropos 4ReteTV e Capo Redattrice  EcoGraffi w.j.
Giorgio Diaferia Presidente VAS Piemonte-Dir.EcoGraffi
Francesca Diaferia Responsabile Naturalis 4ReteTV

Intervengono
Gianvincenzo Fracastoro,Roberto Ronco, Massimo Guerrini,Enzo Lavolta, Stefano Bernardi,Vincenzo Reda, Roberto Cavallo,Gaetano Capizzi,Fredo Valla,Maria Caramelli,Claudio Lubatti,Alberto Musy,Maurizio Lupi ,Emanuela Rampi, Roberto Saini,Antonio Soldo,Franco Dini e molti altri ancora

Ingresso Libero

info: vas.piemonte@tiscali.it
in collaborazione con BottegaEtica via C.Colombo 63 Torino
EcoGraffi web journal e tv
4REteTV www.quartarete.tv
                                                           

martedì 27 dicembre 2011

CUNEO. ISTITUZIONE DEL REGISTRO dal circolo di Cuneo

Il Comune ha detto no al testamento biologico

C’è a Genova, Torino, Torre Pellice, Pinerolo.
Nella Granda ad Alba, Fossano, Saluzzo, Borgo, Beinette e Trinità. Non a Cuneo, dove ieri sera il Consiglio comunale ha bocciato l’istituzione di un regolamento per i «testamenti biologici», ossia la possibilità di depositare le volontà per il trattamento di fine vita. La proposta era stata avanzata mesi fa in Consiglio comunale, poi le discussioni nelle commissioni. Ieri 13 no da tutti gli schieramenti, 11 sì e 10 astenuti (tra cui il capogruppo Pdl Streri, il sindaco Valmaggia, il gruppo di Cuneo Solidale con l’eccezione di Cerutti che ha votato «no»). Lungo e articolato il dibattito (fra il pubblico Bruno Mellano, rappresentante dei Radicali), tra ricordi personali e citazioni del caso di Eluana Englaro.

Tra i consiglieri a favore Fabio Panero («I diritti civili non hanno colore politico»), Liliana Meinero («Si lasci libertà di scelta, rispettando la volontà altrui»), Antonio Elia («Si dia la possibilità in modo ufficiale di esercitare un diritto»). Tra i contrari Riccardo Cravero («Il regolamento è demagogico»), Carlo Alberto Parola: («Non c’è legge sul testamento biologico, discussione fuorviante») e Ezio Delfino («Libertà è aderire a ciò che è dato, cioè la vita»). Per Giancarlo Arneodo «serve in Italia una legge chiara sul fine vita». Poi gli interventi di Vincenzo Pellegrino, Luigi Mazzucchi, Giovanni Cerutti («Il testamento biologico non ha validità giuridica»). Bocciato anche l’ordine del giorno proposto da Panero per chiedere il pagamento dell’Ici anche alle attività commerciali della Chiesa: 18 no, 10 astenuti (tra cui il gruppo Udc) e 4 voti favorevoli. È stata bocciata la proposta di Rifondazione sui beni della Chiesa

martedì 13 dicembre 2011

EDì 13 DICEMBRE Ore 11.30 TORINO : ARIA AVVELENATA

"proposte urgenti per uscire dai livelli attuali di inquinamento"                  
Interventi di
(Alberto Musy CapoGruppo Comune di Torino per Alleanza civica per Torino-UDC)
Maurizio Lupi Capogruppo in Regione dei VerdiVerdi
Giorgio Diaferia Segreteria Naz. Alleanza Ecologica per l'Italia
        Emanuela Rampi CapoGr.Circ.1 di Alleanza Civica per Torino e Segr.TorinoViva
Si è svolta in data odierna la conferenza stampa dei 3 gruppi organizzatori con la sola assenza del consigliere Alberto Musy trattenuto a letto da una forma influenzale. Tra le proposte avanzate : “ Creare  parcheggi di interscambio fuori città con navette rapide elettriche e/o linea metropolitana, che portino in centro città, proseguire con il “Progetto ultimo miglio” per il trasporto merci e privato, che permetterebbe da subito di abbattere drasticamente le concentrazioni di polveri .  Favorire la nascita di linee ferroviarie di superficie , aumentare la durata di validità dei biglietti per i mezzi pubblici ad almeno 90 minuti , permettendo inoltre di riutilizzare il ticket sulla metropolitana entro 1 ora dalla prima vidimazione” E’ quindi urgente liberare i fondi strutturali del CIPE per  bus elettrici, treni di superficie, collegamenti con ferrovia tra Caselle e Torino e la zona Nord e Sud dell’Area Metropolitana. Inoltre bisogna proseguire sul raddoppio ed estensione della metropolitana. Incrementare le piste ciclabili e nuove aree pedonalizzate che favoriscono il commercio ed incentivano il turismo, elementi essenziali con cui finanziare in parte questi progetti.  Occorre dunque riportare la salute al primo posto dell’attività del Sindaco e della Giunta.

lunedì 12 dicembre 2011

SANGUE DA DONARE

CONFERENZA ONU SUL CLIMA: DAL FALLIMENTO DI DURBAN LA NECESSITA' DI UN PROFONDO CAMBIAMENTO di Antonio D’Acunto



Per chi non vi ha partecipato direttamente, appaiono ancora più evidenti nella loro oggettività il livello alto di disinteresse della politica, della economia, della informazione all’evento, almeno nel nostro Paese, e il fallimento, sul piano dei risultati concreti, della Conferenza sul Clima tenutasi a Durban; dati questi chiaramente meno sensibili per coloro, istituzionali e non, che sono stati presenti ai dibattiti, agli incontri, alle presunti mediazioni sul conseguimento di risultati inesistenti e che vengono propagandati come vittorie. Come si può essere soddisfatti, come lo è il ministro Clini quando afferma: “siamo usciti dal cono d’ombra di Copenaghen”? Quali sono, difatti, i cosiddetti risultati? L’approvazione di una tabella di marcia” che porterà all'adozione di un accordo globale salva-clima entro il 2015, per entrare in vigore dal 2020!
Nessun accordo vi è stato su un piano concreto di riduzione, a partire da subito, delle emissioni, tenendo conto della crescita impetuosa della CO2 passata dalla concentrazione media nell’atmosfera di 356 ppm (parti per milione) della Prima Conferenza di Rio del 1992 ai 390 ppm di oggi e con previsioni di innalzamento medio della temperatura del Pianeta (confermato in pieno da quanto avvenuto negli ultimi anni ed in particolare nel 2010), in maniera progressiva nel corso del nostro secolo fino a 6° con le catastrofiche conseguenze annunciate da molti qualificati studi scientifici. Né chiaramente tale fondamentale limite viene minimamente superato dall’accordo per un accordo per il Kyoto2 dopo il 2012, anno di scadenza del Kyoto1, giacché mancano obblighi, vincoli, organi internazionali di controlli consensualmente concordati ed accettati, che si sarebbero dovuti approvare a Durban come nelle precedenti Conferenze.
Il decadimento politico della Conferenza e conseguentemente dell’attesa e dei risultati concreti per la Umanità ed il Pianeta è evidente nella mancata partecipazione ad essa dei Capi di Stato -a partire naturalmente dal nostro- che invece avevano sempre caratterizzato le precedenti edizioni, riducendo in tal modo la portata della Conferenza a questione tecnica, settoriale di specifica competenza dei Ministri dell’Ambiente, come se l’ambiente fosse un aspetto tecnico!
 Abbiamo naturalmente appieno la consapevolezza che le cose vere che stanno, o meglio dovrebbero stare, nella Conferenza sul Clima sono le questioni del Modello di Sviluppo, di Società, di Cultura, dell’Ordine Mondiale del Potere, tra gli Stati, tra le Persone e le Classi Sociali negli Stati, tra la Generazione Attuale e quelle Future, tra l’Umanità ed il Resto del Sistema Vivente, la Biodiversità e la stessa Identità del Pianeta; le posizioni e le decisioni che vengono prese hanno questa sola, vera matrice originaria, questo noumeno, e la Conferenza, quella di oggi di Durban come le precedenti, è sostanzialmente momento di dichiarazioni, non sincere, di buona volontà od anche almeno come avvenuto fino ad oggi di Atti, Protocolli che ognuno sa che non rispetterà e che non verrà rispettato da nessuno.
Ciò nonostante tutti sanno che il “Clima”, ovvero i suoi cambiamenti fuori dalla sua naturalità, sono la conseguenza della globalità delle azioni dei singoli Paesi, ovvero che l’azione di un Paese ha conseguenza su qualsiasi altro, ivi compreso il proprio. Più intense sono state o sono le azioni disturbatrici dell’equilibrio naturale (naturalmente intendendo tale equilibrio nella sua dinamicità) più scompaiono le frontiere climatiche. E’ questa la novità del modello di sviluppo attuale che impone comunque la necessità della “Conferenza”, perché ognuno può trovarsi nella catastrofe.
Ma gli insuccessi o ancor meglio la inutilità delle Conferenze, così come pensate e realizzate fino ad oggi, da tempo in realtà pongono la necessità di una riflessione generale sulla identità stessa della Conferenza, sulla sua impostazione e preparazione. Nel “Clima” vanno a ritrovarsi quale sintesi finale le materialità di tutte le politiche e le scelte dei diversi Paesi, delle Comunità e delle Individualità, nel contesto di tutto quanto per Natura sarebbe avvenuto. Il Clima, nella infinita complessità di darne una stessa definizione, è il risultato mutevole ed allo stesso tempo la causa generatrice della condizione di ogni luogo fisico della Terra; il Clima è sistema infinito e piccolo habitat, modificatore di spazi illimitati, di ghiacciai, di mari, e creatore di minuscoli regni di fiori e di vita animale; immenso e allo stesso tempo delicato e sensibile.
La Conferenza sul Clima dovrebbe perciò raffigurare il momento mondiale dello stato del clima, delle azioni fatte e di quelle che si intendono fare rispetto agli obbiettivi che la Comunità Internazionale si pone; con una relazione generale di tale respiro e chiarezza non potrebbe che essere il Segretario Generale dell’ONU - pur con tutti i limiti di autorevolezza e di riconoscimento internazionale che tale Organismo ha - ad avviare i lavori della Conferenza ed il relativo confronto. La relazione, i dati connessi, le proposte, dovrebbero costituire patrimonio informativo unificato per la Conferenza e per tutti i Paesi, le ONG, le Associazioni, i movimenti, le persone interessate ed impegnate nel Mondo.
Vediamo invece la realtà di oggi della Conferenza: il Segretario Generale dell’ONU, in fase avanzata dei lavori, fa un “semplice” intervento come tanti altri senza l’indicazione di un’analisi e di un percorso per l’intera Conferenza; nei quattro punti che indica per evitare il fallimento di Durban, sostanzia tutta la portata della sua azione in un messaggio - “ E’ in gioco il futuro del nostro Pianeta” - e in un appello a lavorare a soluzioni urgenti: messaggio ed appello entrambi ovviamente condivisibili ma insignificanti rispetto al ruolo che Egli ha.
Le informazioni in rapporto ai contenuti della Conferenza vanno cercate all’esterno di essa come nel “Manualetto per l’Uso della Terra” della UNEP (United Nations Environment Programme), di grande livello scientifico ma di ristretta portata rispetto alla interezza delle questioni o nei consueti Rapporti Annuali sulle performance climatiche dei maggiori emettitori di gas serra forniti da Germanwatch in collaborazione con Climate Action Network Europe; Rapporti funzionali a stillare proprie, interessate, classifiche secondo proprie valutazioni e ad acquistare potere di ogni natura per il possesso della conoscenza e che crea naturali dubbi sull’impegno di tali gruppi a battersi per una informazione ufficiale e trasparente nelle fonti e negli obbiettivi.
Emblematico rispetto alla verifica delle azioni svolte nel Mondo, in difesa del Clima è così l’intervento nella Conferenza del Ministro Italiano Clini, che dichiara grande disponibilità per il futuro, nascondendo le scelte attuali – che lo hanno visto protagonista primario quale Direttore del Ministero dell’Ambiente- quali quelle della drastica riduzione di risorse alle fonti rinnovabili e la via degli inceneritori quale soluzione del problema dei rifiuti! E’ in tal senso molto difficile da capire il plauso di alcune Associazioni Ambientaliste italiane al suo intervento a Durban.
In realtà la Conferenza di Durban, come peraltro le precedenti, è la Conferenza sulle Emissioni da Combustibili Fossili, che hanno naturalmente fondamentale rilevanza, ma che non sono però la sola causa delle variazioni climatiche: mi riferisco principalmente alla Deforestazione e più complessivamente alla Diminuzione del Verde del Pianeta, nonché alla modificazione profonda del volto stesso del Pianeta, che alterano i naturali equilibri tra assorbimento e riflessioni dell’irraggiamento solare. In una Conferenza sul Clima è scientificamente sbagliato non considerare, a parità di emissioni, l’incremento dei gas serra, principalmente della CO2, nell’atmosfera, per il mancato assorbimento di essi per processi clorofilliani. Di grande rilevanza dovrebbe essere perciò nella Conferenza la “sezione” legata a tale quadro sia sul piano planetario, con la indicazione della quantità e qualità della deforestazione tuttora drammaticamente in atto - per gli enormi interessi delle multinazionali legati ad essa - e dei vincoli e degli obbiettivi da porsi, sia sul piano locale; né dovrebbero essere trascurabili gli incendi boschivi, spesso di immani dimensioni con il duplice effetto della pesante emissione di gas serra e la riduzione del loro assorbimento per la riduzione del verde. Non ha senso, se non per ampliare l’imponente carrozzone convegnistico spesso legato all’ONU, tenere separate le questioni delle emissioni da quelle della deforestazione e della riduzione del verde del Pianeta, con due momenti totalmente distinti di discussione
Un approccio profondamente diverso, sicuramente più complessivo, va posto anche in rapporto alle emissioni : intanto attivando un percorso sullo smaltimento dei rifiuti, per i quali è possibile in tempi rapidi sostituire l’incenerimento con le relative, velenose emissioni con le tecnologie del riciclaggio e del recupero della materia; non certo in maniera marginale sulla quantità delle emissioni incide difatti la scelta dell’incenerimento dei rifiuti.
Occorre poi pensare a ribaltare i termini del binomio emissioni – combustibili “introducendo” negli obbiettivi di una seria “Conferenza sul Clima” la riduzione, programmata e crescente, della produzione e del consumo dei combustibili fossili; è difatti partendo da tale riduzione che diminuiscono realmente le emissioni. La ricerca di un accordo sul Clima non può eludere perciò da una parte questioni fondamentali sui luoghi della produzione dei combustibili, ponendo vincoli di divieto di ricerca e conseguentemente di non sfruttamento per aree delicate del Pianeta quali le zone polari, le grandi profondità oceaniche, le grandi foreste, e dall’altra sulla necessaria conservazione di significativa parte delle risorse fossili e della sua disponibilità proprio per la transizione ad un modello energetico fondato sul rinnovabile, impedendo una traumatica e profondamente incerta frattura tra due modelli in antitesi. Se ciò avvenisse si avrebbe lo scontro vero rispetto al molto di pura accademia che caratterizza oggi la Conferenza sul Clima, del tutto silenziosa rispetto agli immani interessi delle multinazionali dell’energia da fonti fossili.
Ed è in rapporto a tale percorso di riduzioni da fonti fossili ed allo svincolamento dal modello energetico e produttivo connesso che vanno attivati programmazioni e piani energetici alternativi, sul fondamento della rinnovabilità e dell’uso parsimonioso e ambientalmente corretto e compatibile del territorio. In tal senso ogni Paese aderente alla Conferenza sul Clima ha l’obbligo di presentare, in preparazione alla Conferenza stessa il suo piano energetico e la linea di progressiva riduzione del ricorso alle fonti fossili. Ha significato di aiuto reale ai Paesi a basso consumo di energie fossili, non l’acquisto di quote di inquinamento, ma contributi reali per la promozione di energia rinnovabile per il proprio uso interno.
Occorre dunque un percorso profondamente nuovo, impostato sull’insieme delle questioni prima dette, per dare significato vero alla Conferenza sul Clima; lottando e proponendosi verso una visione internazionalista di salvezza della vita stessa del Pianeta, della sua Identità e della sua Biodiversità, dal basso, ovvero in ogni Paese e in ogni sua articolazione territoriale occorre agire per il raggiungimento di concreti, tangibili, progressivi e crescenti risultati. Ciò deve avvenire anche in Italia; occorre perciò impedire che si crei una fumana di copertura su inefficienze o interessi diversi dietro generiche dichiarazioni di intenti, o ancor più su negatività vere o presunte di altri Paesi ed attivare una grande vertenza verso il Governo ed il Ministro Clini perché ciò che non ha fatto o ha fatto all’inverso come Direttore generale del Ministero dell’Ambiente, lo faccia come Ministro.

domenica 4 dicembre 2011

TORINO: ARIA AVVELENATA Di Giorgio Diaferia Presidente VAS Piemonte


20 e più sforamenti consecutivi del livello di polveri fini (10 micron) e ultrafini a Torino. Un problema che attanaglia le grandi aree metropolitane ed in particolare quelle che si affacciano sulla Pianura Padana. La questione che ci preoccupa come ecologisti e come medici, sono le ricadute gravi e meno gravi, ma ugualmente fastidiose per la salute dei cittadini, in particolare dei bambini. Tosse, irritazioni agli occhi ed alle mucose delle vie respiratorie, riniti, ma anche cefalea, sbalzi della pressione sanguigna e maggiore incidenza di fatti acuti circolatori. Da subito occorre vietare il traffico veicolare in città, fatta eccezione per auto elettriche, pulmini elettrici. Vanno creati parcheggi di interscambio fuori città con navette, metropolitana, linee ferroviarie di superficie che portino in centro. Altro che solo aumentare le linee blue di parcheggio o incrementare il costo del ticket dei trasporti pubblici. Questi devono ridurre il costo del biglietto o almeno aumentarne la durata permettendo di riutilizzare il ticket sulla metropolitana entro 1 ora dalla prima vidimazione. Più treni di superficie, raddoppio ed estensione della metropolitana.Pensare ad una navigazione sul PO eliminando la chiusa di piazza Vittorio. Bene piste ciclabili e aree pedonalizzate che tra l'altro favoriscono il commercio ed il turismo, con cui finanziare quanto prima.Per non parlare dei costi della sanità(farmaci-ricoveri-passaggi al pronto soccorso) che si eviterebbero con costi sociali enormi. Molte ppoi di queste proposte possono essere replicate in altre città italianeLa salute al primo posto cari politici.

SUL LIVELLO DEI MARI di Giorgio Nebbia (www.vasonlus.it)


 telegiornali ci stanno purtroppo abituando a vedere strade allagate nelle quali galleggiano le automobili, scene che riguardano le nostre regioni, come gli Stati Uniti o la Thailandia, terre che non riescono a contenere i fiumi ingrossati dalle piogge intense che non riescono ad arrivare al mare, il loro destino finale. Talvolta l'arrivo al mare è impedito dal mare stesso, spinto verso terra dai venti. Quando ero giovane davanti alle "calamità naturali"che già allora erano frequenti, si diceva che era "colpa delle bombe atomiche" che, in quegli anni lontani, venivano fatte esplodere nell'atmosfera al ritmo di circa cento all'anno.
Poi le esplosioni delle bombe nell'atmosfera sono cessate e le alluvioni sono continuate anzi aumentate. Nell'ultimo decennio c'è un vivace dibattito fra gli studiosi a proposito dei mutamenti climatici provocati dalle attività umane, con un forte partito di negazionisti i quali sostengono che non sono le attività umane o i gas serra a provocare l'aumento del livello del mare che provoca l'allagamento delle terre emerse. I governanti delle piccole isole oceaniche, costituite da atolli che sporgono pochi metri sul livello del mare, sono ben preoccupati di veder sfumare il turismo attratto proprio dalle loro belle spiagge assolate. Che si stia davvero innalzando in maniera irreversibile il livello dei mari e degli oceani ?
In questi ultimi giorni sono apparse varie notizie che prospettano la possibilità che, in seguito all'innalzamento del livello dei mari, entro alcuni decenni alcune città costiere possano essere invase dall'acqua di mare.Alcuni ricercatori americani hanno messo in guardia il sindaco di New York sul pericolo che entro dieci anni alcune strade e i tunnel della città possano essere invasi dal mare. Studiosi cinesi hanno previsto che nei prossimi venti anni il livello del Mar della Cina possa innalzarsi fino a 13 centimetri. C'è il pericolo che un innalzamento del livello dell'Adriatico possa farci vedere galleggiare le automobili nel corso Vittorio Emanuele di Bari, che i cittadini di Brindisi vedano arrivare l'acqua di mare ai piedi della "colonna traiana" ?
A proposito dell'innalzamento dei mari si confrontano con grande acidità reciproca due maniere di vedere. Una di queste, che potremmo schematizzare come quella degli "ambientalisti", sostiene che siamo di fronte ad un lento aumento della temperatura media della Terra, dovuto alla immissione nell'atmosfera di anidride carbonica e di "gas serra" che alterano lo scambio di energia solare in entrate in uscita dalla Terra. Il riscaldamento planetario metterebbe in moto varie azioni; intanto fa cambiare la temperatura superficiale degli oceani, variabilissima nelle varie parti della superficie terrestre. La massa di acqua dei mari è in continuo movimento proprio in seguito alla diversa temperatura delle zone centrali o polari.
Le correnti di acqua marina calda che si avvicinano alle zone polari possono contribuire a far fondere una parte delle masse di acqua solida immobilizzata nei ghiacciai permanenti. Rispetto ai 1400 milioni di miliardi di metri cubi di acqua liquida dei mari e oceani, nei ghiacci sono "immobilizzati" circa 30 milioni di miliardi di metri cubi di acqua allo stato solido. Se, per assurdo, questi ghiacci passassero dallo stato solido allo stato liquido, la nuova massa di acqua liquida, distribuita sui 350 milioni di chilometri quadrati degli attuali mari, ne farebbero aumentare il livello di un centinaio di metri. Basterebbe però che una frazione dei ghiacci fondesse per avere innalzamenti di livello di qualche metro. La cosa sarebbe resa ancora più complicata dal fatto che l'acqua che si forma dalla fusione dei ghiacci è acqua dolce, priva di sali, la cui miscelazione con l'acqua salina degli oceani potrebbe provocare altre alterazioni della circolazione oceanica.
Centinaia di persone, nei laboratori di tutto il mondo, tentano di simulare questi effetti su cui si sa abbastanza poco. Che si tratti di innalzamento di mezzo metro o di un metro ogni cento anni, ci sarebbero serie prospettive di allagamento delle zone costiere del pianeta che sono quelle su cui sorgono moltissime città, alcune grandi popolose metropoli, fiorenti e redditizie attività turistiche. Un secondo gruppo di scienziati, che potremmo chiamare "negazionisti", sostengono al contrario con grande vigore che le attività umane, soprattutto la combustione di petrolio, carbone, gas che sono gli alimenti essenziali della nostra società consumistica, non hanno alcun effetto sulla temperatura media del pianeta e quindi sull'innalzamento del livello degli oceani.
Siccome, bene o male, questo innalzamento si osserva e dei mutamenti climatici appaiono pure sempre più spesso, i negazionisti invitano a cercare nella storia geologica della Terra le radici dei cambiamenti in atto. La durata della nostra vita, della nostra stessa civiltà, anni o secoli, è un battito di ciglia rispetto si miliardi di anni della durata presente e futura della nostra Terra, la cui storia geologica è esposta a innumerevoli effetti esterni ed interni, ai cicli del Sole e alla risalita del grandissimo calore interno del pianeta con conseguenti mutamenti dello stato fisico dell'acqua presente negli oceani, allo stato liquido, nei ghiacciai allo stato solido. I geologi sanno "leggere" nelle rocce terresti come è cambiata l'estensione e il movimento delle acque superficiali e oceaniche e dei ghiacciai nel corso dei quattromila milioni di anni di storia del pianeta.
Anche solo per restare al centinaio di migliaia di anni "vicini" a noi, si sono vetrificate glaciazioni, con formazioni di grandi masse di ghiacci e conseguente diminuzione del livello dei mari, e periodi "caldi" interglaciali nei quali una parte dell'acqua solida dei ghiacci è tornata allo stato liquido e i mari si sono di nuovo ingranditi. Non solo: gli stessi continenti sono agitati da movimenti interni provocati dal flusso di calore proveniente dalle rocce caldissime presenti nel nucleo della Terra. Questo calore talvolta sfiata nei vulcani sulla superficie dei continenti, talvolta nei vulcani sottomarini, il che altera la temperatura e la circolazione delle acque oceaniche. Tranquilli, quindi, sostengono i negazionisti; sommate le enormi incertezze su tutti questi fenomeni non saranno il miliardo o due miliardi di automobili che bruciano benzina nel mondo, le centrali e forni che bruciano carbone per assicurare acciaio e merci abbondanti, a mettere in pericolo il futuro della Terra.Due posizioni "scientifiche", come si vede, inconciliabili, con accuse reciproche. Gli "ambientalisti" accusano i "negazionisti" di fare il gioco dei grandi poteri industriali ed economici, terrorizzati dal rallentamento dei consumi di energia e di merci che sarebbe messo in discussione da una diminuzione degli inquinamenti atmosferici. I negazionisti accusano gli ambientalisti di invocare dei limiti alla crescita economica attraverso una diminuzione dei consumi soprattutto di energia, cioè di tutto il sistema economico. Il grande pensatore, premio Nobel per la pace, Albert Schweitzer (1875-1965), scrisse che "L'uomo ha perso la capacità di prevedere e prevenire: finirà per distruggere la Terra". Per quanto riguarda il mare la capacità di prevedere lascia ancora a desiderare, annebbiata dagli scontri di interessi economici, politici e da liti fra scienziati. Ma la capacità di prevenire potrebbe già essere messa in atto con una maggiore attenzione relativa agli insediamenti vicino al mare.Certo le spiagge e le rive del mare sono le zone più appetibili per costruzioni, porti grandi e piccoli, turismo, alberghi, ma tali opere sono anche le più esposte ad eventi geologici fra cui va messo in conto l'innalzamento del livello del mare entro tempi relativamente brevi. E sarebbero proprio queste opere ad essere per prime danneggiate da una imprudente localizzazione. Le azioni per ridurre l'inquinamento dell'atmosfera e l'effetto serra sono certamente necessarie e urgenti (una ennesima conferenza mondiale si terrà nei prossimi giorni a Durban in Sud Africa), ma una nuova attenzione per la pianificazione costiera può essere avviata subito per evitare di dover piangere per costi e dolori che già oggi sono (sarebbero) prevedibili.

Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno, venerdì 25 novembre 2011