mercoledì 27 aprile 2022

SICUREZZA ALIMENTARE E’ ANCHE QUALITA’ E SOSTENIBILITA’ PRESENTATO OGGI IN SENATO L’APPELLO PER ALLARGARE LE COPETENZE DELL’AGENZIA EUROPEA PER LA SICUREZZA ALIMENTARE (EFSA) DI PARMA

 


 

Questa mattina in Senato il Presidente del Comitato nazionale per la Sicurezza Alimentare del Ministero della Salute; Giorgio Calabrese, la senatrice Loredana De Petris, il Presidente di UniVerde, già Ministro dell'Ambiente e dell'Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio e il Presidente dell’Associazione Verdi Ambiente e Società Stefano Zuppello hanno presentato la lettera appello per ampliare le competenze dell'Efsa alla qualità e alla sostenibilità.

Il Presidente della VAS; Stefano Zuppello, ha dichiarato: “Dobbiamo riportare all'attenzione l'importanza strategica in Italia e in Europa, della sicurezza, della qualità e della sostenibilità alimentare.

La storia di VAS sui temi del cibo e più in generale al sostegno ai movimenti contadini ad esempio come “Via Campesina”, è una storia che ci piace definire antica. Una delle prime iniziative è stata negli anni 90 la campagna NO OGM che anche oggi ci vede impegnati insieme al Coordinamento Italia libera da OGM, composto da 27 associazioni contadine, ambientaliste e della società civile.

Abbiamo organizzato la Campagna MANGIASANO che quest'anno, la diciassettesima edizione, avrà come tema POLITICHE PER UN CIBO DI QUALITA’, SOSTENIBILE E SICURO, SENZA SPRECHI.

Un cibo sostenibile e di Qualità per noi rappresenta una carta valida per salvaguardare il nostro futuro, Da questa considerazione, nel primo numero della nostra rivista Nuova Verde Ambiente, il direttore di Gusto H 24 Donato Troiano ha lanciato la proposta di “affiancare all'Authority per la Sicurezza alimentare, anche quella sulla Qualità e Sostenibilità del Cibo”. Una scelta, ha scritto, per rafforzare al massimo le tre “A”, fondamentali del nostro futuro, Agricoltura, Alimentazione, Ambiente.

L'impegno di Vas oggi è quello di sostenere e spingere ad adottare provvedimenti ancora più urgenti sulle nuove strategie europee sulla sostenibilità dell'agricoltura e dell'alimentazione previste dal Green Deal, Farm to Fork e Biodiversità 2030.

Per questo noi, nel contrastare le scelte europee che favoriscono l'agroindustria che mettono in risalto, proprio in questi giorni, quanto siano fragili gli equilibri che reggono l'agricoltura italiana ed europea, RILANCIAMO le scelte politiche di sostenibilità con proposte concrete stando tra i promotori di questo appello.

Ampliare le competenze dell'Efsa in linea con le politiche dell'Unione europea sulla sostenibilità dei cibi, delle coltivazioni e relative pratiche agronomiche e del benessere animale è una azione non più rinviabile.

Una scelta inoltre che confermerebbe Parma Capitale europea del Food con le sue eccellenze del Prosciutto di Parma e del Parmigiano Reggiano.

Per questo, dopo il forte impegno e il contributo profuso da Vas circa 20 anni fa per l'istituzione a Parma dell'Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, oggi siamo tra i promotori, insieme a Gusto H24 e alla Fondazione UniVerde, di una Campagna nazionale per “estendere le competenze dell'EFSA anche alla Qualità e alla Sostenibilità del Cibo”.

Verdi Ambiente e Società avvierà nelle prossime settimane una Campagna di raccolta firme in tutta Italia di appoggio a questo appello che sarà anche un momento centrale della campagna Mangiasano che prenderà il via il 22 maggio, giornata mondiale della biodiversità e si concluderà il 16 ottobre giornata mondiale dell’alimentazione”

 

Roma, 27 aprile 2022

 

La lettera/appello che potete richiedere al numero 3274010905 e che sarà visibile anche sul sito www.verdiambientesocieta.it  è promossa da Giorgio Calabrese, Presidente del Comitato nazionale per la Sicurezza Alimentare del Ministero della Salute; Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente di UniVerde, già Ministro dell'Ambiente e dell'Agricoltura, Loredana De Petris, Capogruppo del Gruppo misto del Senato della Repubblica, Nelson Marmiroli, Professore Emerito Biotecnologie ambientali dell'Università di Parma, Direttore del Consorzio InterUniversitario Scienze Ambientali (CINSA); Gianni Mattioli, già Ministro delle politiche Comunitarie, Enrico Derflingher, Presidente internazionale di Euro-Toques, Guido Pollice, Presidente onorario di Verdi Ambiente e Società, Rocco Pozzullo, Presidente nazionale FIC – Federcuochi, Claudia Sorlini, già Preside della Facoltà di Agraria dell'Università di Milano, Donato Troiano, direttore di Gustoh24 del Comitato scientifico di Nuova Verde Ambiente, Stefano Zuppello, Presidente nazionale di Verdi Ambiente & Società.

venerdì 22 aprile 2022

GIORNATA MONDIALE DELLA TERRA: CON GUERRE E CAMBIAMENTI CLIMATICI C’E’ POCO DA FESTAGGIARE

 





Comunicato Stampa


Dichiarazione di Stefano Zuppello, Presidente dell’associazione Verdi Ambiente e Società

 

Nulla possiamo senza il sostegno di madre terra, ed oggi questo sembra che ce lo siamo scordato. Basta pensare alle guerre che divampano in troppe parti del mondo e anche qui in Europa con l’invasione dell’Ucraina. Guerre che portano lutti, devastazioni e inquinamento.

Basti pensare ai cambiamenti climatici che provocano gravi danni e crisi sociali.

Per questo oggi, giornata mondiale della terra, sarebbe necessario ricordare che nulla possiamo senza il sostegno di madre terra!

Cerchiamo di ricordarlo ai potenti, perché si adoperi per difenderla e averne cura con azioni politiche finalmente concrete.

Lo ricordiamo ad ogni singola persona perché non dimentichi che il primo cordone ombelicale che dovrebbe celebrare è proprio quello con la terra.

Lo raccontiamo ad ogni bambina e bambino perché se per loro la terra diventa una vera amica, il futuro sarà davvero custodito.

La cura del mondo è, come ci suggerisce, Andy Warhol, una forma d'arte che noi vogliamo praticare con tutti i mezzi a nostra disposizione.

Auguriamo a tutti la forza di un gesto concreto, la coerenza di una vita che dimostri l'adesione ad una scelta ecologica e la volontà di non darsi mai per vinti.

Andy Warhol ci dice: “Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d'arte che si possa desiderare.” E, ancora di più oggi, non possiamo non essere d’accordo con lui.

 

Roma, 22 aprile 2022

domenica 17 aprile 2022

I CETACEI, SENTINELLE DELLA SALUTE DEI NOSTRI MARI( presto su Nuova VerdeAmbiente)



Dr.ssa Cristina Casalone (Medico Veterinario. Responsabile della Struttura Semplice di Neuropatologia dell’IZSPLV, e di due Centri di Referenza Internazionali OIE per l’Encefalopatia Spongiforme Bovina e per la Scrapie. Responsabile scientifica dell’Ufficio per la cooperazione internazionale mediterranea: “Stor – Scientific & Technical Office REMESA”,a Palermo.) Componente Comitato Scientifico Nazionale VAS

Il mare ha un ruolo fondamentale per la nostra esistenza e per la salute del pianeta. Purtroppo, ad oggi, il suo stato di salute è gravemente compromesso: cambiamenti climatici, inquinamento, perdita di biodiversità e pesca intensiva e illegale lo hanno danneggiato tanto da compromettere la sua funzionalità e produttività e di conseguenza anche la nostra esistenza e quella di milioni di specie. Particolare attenzione va posta nei riguardi del nostro Mar Mediterraneo, un bacino semichiuso che, secondo la FAO, è uno dei mari più sovra-sfruttati al mondo, con coste densamente popolate e industrializzate, crocevia di numerose rotte navali, caratterizzato da temperature medie elevate e da una predisposizione all’accumulo di contaminanti. Questo quadro è aggravato dall’intensificarsi del cambiamento climatico, che potrebbe innescare una complessa catena di eventi che alterano drasticamente gli ecosistemi, colpendo le popolazioni marine che vivono in questi ambienti. Il riscaldamento globale, ripercuotendosi fortemente sul funzionamento degli ecosistemi causa un aumento della temperatura delle acque nella fascia costiera, favorendo la sopravvivenza dei microrganismi patogeni presenti. Inoltre, come ulteriori effetti di questo fenomeno, sono da considerare l’aumento della frequenza di forti piogge, tempeste e inondazioni, che scaricano acque reflue non trattate o non efficientemente trattate nei fiumi e nelle acque costiere, che possono favorire la diffusione di patogeni di origine terrestre anche in ambiente marino, aumentando così il rischio, per le specie marine circolanti, di contrarre infezioni da agenti emergenti.

Per tali motivi si è reso necessario individuare animali sentinella del mare e indicatori del suo stato di salute: i cetacei. Questi rappresentano degli ottimi indicatori dei cambiamenti ambientali a lungo termine, in quanto molte specie sono longeve, vivono nelle aree costiere, sono al vertice della catena alimentare e possiedono una notevole quantità di grasso di deposito (blubber) in cui si accumulano sostanze chimiche e tossiche di origine antropogenica. Ricoprono inoltre un ruolo centrale per l’individuazione di possibili patogeni terrestri nell’ambiente marino, divenendo così importanti indicatori anche per questioni relative alla salute pubblica.

Nel contesto attuale i cetacei sono particolarmente vulnerabili e, di fatto, minacciati da una intensa e sempre crescente pressione antropica che impatta sia a livello di singoli individui che di popolazioni. Il bacino del Mediterraneo subisce, infatti, forti stress derivanti dalle sostanze chimiche tossiche provenienti da attività umane (pesticidi, metalli pesanti) che andando accumularsi all’interno dei singoli organismi (bioaccumulazione) e poi, di conseguenza,  all’interno della catena alimentare marina, possono diventare pericolosi per i cetacei; alcune di queste molecole,  definite Contaminanti Organici Persistenti (POCs), nonostante non vengano più impiegati da oltre 40 anni, vengono ancora oggi ritrovati ad elevati livelli nel tessuto adiposo degli animali. I cetacei dell’area Mediterranea sono inoltre esposti ad un intenso   traffico marittimo, che incrementa il rischio di collisioni accidentali. Una pressione turistica in aumento, un’urbanizzazione eccessiva delle coste, il sovrasfruttamento delle risorse ittiche (overfishing) e il global change, continuano ad alterare l’equilibrio del nostro mare rendendolo inospitale per specie sensibili come i cetacei. Le catture accidentali (bycatch), cioè l’intrappolamento all’interno degli attrezzi da pesca, sono un altro importante fattore di rischio per i cetacei del Mediterraneo. In ultima analisi, ma non per questo meno importante, l’inquinamento da marine litter (macro-meso e microplastiche) rappresenta un’ulteriore minaccia, sebbene l’impatto reale rappresenti ancora un tema molto dibattuto. I macro-residui plastici quando ingeriti sono in grado di creare ostruzione con conseguente riduzione dell’ingestione di ulteriore cibo, del transito alimentare e dell’assunzione di nutrienti, mentre i residui plastici di minori dimensioni, quali le microplastiche, sono in grado di trasportare e rilasciare sostanze chimiche e patogeni.

Grazie al lavoro dei ricercatori del C.Re.Di.Ma (Centro di Referenza per le Indagini Diagnostiche sui Mammiferi marini spiaggiati) con sede presso l’IZSPLV, che coordina la Rete Nazionale Spiaggiamenti costituita da 10 laboratori situati presso gli altri IIZZSS lungo tutto il territorio italiano, in collaborazione con Università ed altri Enti di ricerca, complessivamente, nell’ultimo quinquiennio (2016-2020), è stato possibile formulare un’ipotesi di causa morte (origine naturale/antropica) su oltre il 50% dei soggetti esaminati, ovvero un terzo degli eventi di spiaggiamento registrati annualmente.

Talvolta mare ci restituisce questi animali in cattive condizioni di conservazione, e ogni anno si riesce a portare in laboratorio circa la metà dei 200 cetacei spiaggiati in media all’anno. Le cause di origine naturale sono risultate la causa di morte più diffusa (72,18%) e tra queste, in particolare, le patologie di origine infettiva rivestono il ruolo principale; alcune patologie, in particolare, sono diventate endemiche ed esercitano un effetto dannoso sul sistema immunitario: è il caso del Morbillivirus, un virus appartenente alla medesima famiglia virale del morbillo umano. Un altro 30% dei cetacei (circa 20 esemplari l’anno) muore per cause antropiche.

In conclusione, quest’impressionante situazione del Mediterraneo sottolinea il fatto che la sopravvivenza futura dei cetacei e dell’intero patrimonio di biodiversità marina dipenderà verosimilmente dai principi di precauzione che verranno adottati e dall’attuazione di precise misure di conservazione per prevenire ulteriori impatti sugli individui e sulle popolazioni.

In una prospettiva basata sul concetto di One Health, secondo la quale vi è un indissolubile legame fra salute umana, salute animale e salute dell’ambiente, che sono reciprocamente interconnesse, è inoltre fondamentale lo studio delle cause di morte di questi animali sia per la ricerca e la conservazione di queste specie rese più vulnerabili dallo stress causato da un ambiente malato, ma anche per la tutela della salute umana.

martedì 12 aprile 2022

Our planet, our health: il nostro pianeta, la nostra salute di Ilenia Gelo ( di prossima pubblicazione su Nuova VerdeAmbiente)

 


Unprecedented è stato l’aggettivo utilizzato nel 2019 dall’IPBES - Intergovernamental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services dell’ONU – per definire l’azione distruttiva dell’uomo sulla natura.
Perché tumori, malattie infettive, infarti, ictus e asma non sono casuali: sono soltanto alcune delle conseguenze collegate a smog, consumo del suolo, inquinamento dell’acqua e surriscaldamento globale.
Sono soltanto alcune delle conseguenze che, a detta dell’OMS, costano al mondo oltre 13 milioni di decessi l’anno.
A tal proposito, in occasione della 
Giornata mondiale della salute 2022, l'Organizzazione Mondiale della Sanità si è posta una domanda: di fronte a un pianeta sempre più piegato e inquinato, siamo davvero in grado d’immaginare un mondo che abbia da offrire a tutti cibo, acqua e aria pulite e senza disparità? Siamo davvero in grado d’immaginare un mondo in cui la salvaguardia di noi stessi e dell’ecosistema venga per prima?
La risposta è sì.
Se
la lotta
all’inquinamento rappresenta una sfida d’importanza globale, allora bisogna lottare
West Nile Virus, Chikungunya e Dengue: continuano le malattie di provenienza animale  
Una delle svariate conseguenze del riscaldamento globale è sicuramente la diffusione di zanzare killer in luoghi mai toccati prima. Zanzare tigri e zanzare comuni sono da tempo i principali vettori di malattie infettive, dato che, come ha ricordato il report del WWF, «l’uomo con le proprie attività ha offerto il fianco allo sviluppo di vecchie e nuove zoonosi». Negli ultimi dieci anni, infatti, di causa animale il 75% delle nuove malattie contratte dall’uomo.

Con il termine West Nile Virus, o anche febbre del Nilo occidentale, si fa riferimento alla più importante malattia virale trasmessa dalle punture di zanzara in Italia. Nonostante sia una
malattia tipica del continente africano, si sta diffondendo anche nel resto del mondo. Non esistono terapie o vaccini. Dunque, laddove necessario, il trattamento si limita a supportare le funzioni vitali del paziente e a curare complicazioni a questo collegate.

Ma oggi la zanzara tigre è in grado di trasmettere anche altre malattie, come la febbre da Chikungunya; la Dengue: malattie delle aree tropicali e subtropicali che, a causa dell’incremento dei viaggi all’estero, negli ultimi anni hanno infettato anche il nostro Paese. Febbre alta, brividi, mal di testa e dolori articolari sono solo alcuni dei sintomi comuni a entrambe dopo il periodo d’incubazione.

Cosa fare al riguardo?
Prioritarie le pratiche d’uso di repellenti, tende, zanzariere, vestiti protettivi.
Prioritarie l’eliminazione dei ristagni d’acqua in prossimità delle zone abitate e le campagne di disinfestazione per ridurre la popolazione di Aedes.
Ma, soprattutto, prioritarie le misure per contenere il surriscaldamento globale. Perché, se la temperatura non smetterà di aumentare, altri due miliardi di persone si troveranno vittime dell’infezione da dengue.

E non è un giusto compromesso lasciare che accada.
Come ha recentemente ribadito sul lancio del terzo rapporto IPCC António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite:
«Questa è un'emergenza climatica. [...] È ora di smettere di bruciare il nostro pianeta e iniziare a investire nella abbondante energia rinnovabile che ci circonda».

Inquinamento indoor: quello che non ti aspetti da casa
Siamo abituati a pensare che l’inquinamento sia solo quello che percepiamo all’esterno. In centro. Per strada. Nelle nostre città. Eppure, molti non sanno che, soprattutto a seguito della pandemia, l'aria di casa non è rimasta poi così pulita:
«Già prima della pandemia stavamo il 70-90% del nostro tempo al chiuso, dove si stima che la concentrazione degli inquinanti sia cinque volte più alta rispetto agli spazi aperti: ora la quantità di tempo indoor è cresciuta e queste ore trascorse fra quattro mura le passiamo proprio a casa».

Come accennato da Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), proprio quel luogo in cui molti sono dediti trascorrere la maggior parte del tempo, incide negativamente sulla nostra salute. L’ambiente di casa, infatti, può contenere polvere, allergeni, composti organici volatili (COV), NO2, PM2.5, benzene, gas. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, nel 2019 300 mila, in Europa, le morti premature legate al PM2 sprigionato dalle stufe a legna.
Paradossalmente – e lo ha confermato anche una ricerca svolta dalla Texas A&M University nel 2020 - l’aria domestica è diventata più sporca rispetto a quella d’ufficio. Continua Miani:
«A differenza dell’ufficio, in casa si cucina e in genere è più abbondante l’impiego di prodotti per la pulizia. L’unico elemento peggiorativo dell’aria degli uffici è la maggior presenza di fotocopiatrici e stampanti che emettono ozono, polveri di toner, Voc, idrocarburi policiclici aromatici; molti però hanno questi strumenti anche nel proprio appartamento».
Oltre alla riduzione del riscaldamento e all’uso di pitture atossiche, un modo efficace  per migliorare la situazione in casa, neutralizzando gli agenti inquinanti, potrebbe essere l’adozione di piante: Chrysanthemum contro il benzene; Photos per il monossido di carbonio; Anthurium contro ogni sostanza inquinante. Piante, insomma, in grado di restituire un ambiente sano e pulito nell’attesa di un cambiamento globale.