Una
classifica dell’Economist basata sui dati dell’Oms piazza in
vetta l’indiana Ludhiana, seguita dalla cinese Lanzhou e dalla
messicana Mexicali. Torino ottava. Ma la crisi ci sta almeno aiutando
ad abbattere i livelli di Co2
È vero.
La crisi economica può aver
migliorato qualcosa, negli ultimi tre anni.
Magra consolazione.
In ogni caso, i più recenti
dati disponibili rilasciati dall’Organizzazione mondiale della
sanità danno l’idea di come il problema dell’inquinamento
atmosferico sia davvero globale e interessi metropoli da ogni
latitudine. Nei Paesi di vecchia industrializzazione in particolare
per l’inadeguatezza delle pratiche di controllo delle emissioni –
basti pensare alla legislazione europea, da molti ritenuta troppo
blanda, o le zone a traffico limitato che danno scarsi benefici –
nei Brics e in generale in quelli in crescita roboante per le ragioni
stesse di uno sviluppo spesso senza scrupoli.
Non manca una macchia
d’Italia: si tratta di Torino, che nella top ten delle città più
inquinate del pianeta (valutate in base alla media annuale dei
livelli di Pm10) si piazza all’ottavo posto. Dati raccolti dal 2009
in poi, quelli dell’Oms, e rielaborati da una classifica
dell’Economist – l’Oms aveva rilasciato un suo documento
incoronando l’iraniana Ahwaz.
Nel frattempo i problemi
economici ci hanno appunto aiutato a mettere il freno.
Per esempio a Torino nel
2012 è andata meglio dell’anno prima, con 118 sforamenti delle
soglie d’allerta di particolato contro 158. Secondo la direttiva
2008/50/EC questi livelli sono fissati in 50 microgrammi/metro cubo
nelle 24 ore per le Pm10, mentre per le più pericolose Pm2,5 non c’è
un limite massimo ma l’obiettivo di raggiungere entro il 2015 un
valore medio annuo fissato a 25 μg/mc. In generale, in Italia
li superiamo troppo spesso.
Quanto alla Co2 complessiva,
invece, secondo i numeri Ecoway nel 2012 il Belpaese affumicato ha
toccato il minimo storico di emissioni industriali, il 27,5 per cento
in meno rispetto al 2005. Anche il traffico automobilistico – fra i
principali responsabili dello smog metropolitano – continua,
secondo uno studio del Centro ricerche Continental Autocarro, a far
registrare segni negativi non solo nelle vendite ma anche nelle
emissioni: nei primi cinque mesi dell’anno il calo si è attestato
sul 3,8 per cento, oltre 1,5 milioni di tonnellate di Co2 in meno. Ma
prima o poi si tornerà ai livelli pre-crisi.
Quelli in cui India, Cina e
Messico piazzano alcune fra le loro città, nemmeno troppo note, al
vertice dell’antipatica classifica. Seguono altri centri di Corea
del Sud, Sudafrica, Brasile, Italia, Spagna e Francia.
Ecco, Torino ha bisogno di
una spintarella.
Un bel camino nuovo di
zecca, che manco recupera il calore, perché non hanno nemmeno
realizzato la rete di teleriscaldamento. Dei geni.
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Parma
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GCR
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