La
green economy nel nostro Paese ha avuto uno sviluppo meramente speculativo.
Ha
lasciato analisi e dotti discorsi ad università e ad ambientalisti accademici e
si è accaparrata le energie rinnovabili.
Oggi
il loro utilizzo è in mano ad investitori grandi e piccoli ed alle mafie, i
quali non si preoccupano assolutamente dei danni che possono arrecare
all'ambiente ed alla salute dei cittadini.
Puntualmente,
infatti, la ricerca di soluzioni innovative si è concentrata sulle tecnologie
della combustione: inceneritori di rifiuti, centrali a cippato di legna,
centrali ad oli vegetali, ad oli animali, pirogassificatori, quando non
addirittura biocombustibili da coltivazioni dedicate il cui effetto è di
sottrarre suolo all'alimentazione umana ed animale.
La crisi economica ha fatto da moltiplicatore a tale tendenza
trasformandola in dinamica strutturale.
Le
amministrazioni locali, dal più piccolo comune fino a Province e Regioni,
quando non del tutto escluse dal processo e ridotte a mere esecutrici del
dettato governativo, ricalcano tale dinamica convogliando finanziamenti anche
europei solo su tagli boschivi industriali ed impianti combustori, invece di
puntare ogni euro disponibile sul risparmio energetico, vero volano del
coinvolgimento diretto dei cittadini e della ripresa occupazionale
nell'edilizia.
Gli
incentivi pubblici, erogati dalla Cassa depositi e prestiti attraverso il GSE,
vanno a premiare principalmente la cosiddetta cogenerazione fatta da tali inceneritori
grandi e piccoli che producono energia elettrica fuori mercato e che il più
delle volte disperdono in aria l'energia termica, cioè tanta CO2.
Altresì
premiano centinaia di centrali a biogas alimentate non con effettivi scarti
agricoli o con reflui di allevamenti animali, ma principalmente con insilati di
mangimi vegetali da coltivazioni dedicate il cui effetto è quello di inquinare
ulteriormente la Pianura Padana e il mercato dell'affittanza agraria.
Ma
non si lesinano soldi nemmeno a quei 35 parchi fotovoltaici, rigorosamente a
terra, voluti dalla Provincia di Parma col suo project-financing
"Fotovoltaico insieme". Soldi che, curiosamente, non finiscono nelle
casse dei comuni, ma in pancia a finanziarie e a ditte costruttrici.
Un
fotovoltaico che, mentre in Germania è sui tetti dei cittadini remunerandoli,
nella nostra provincia occupa centinaia di ettari di suolo agricolo remunerando
banche e finanziarie.
Se
gli incentivi sostanzialmente premiano la speculazione, le normative le
spalancano la porta accontentandosi di limiti di emissioni solo formali,
cartacei e per di più autocertificati, mai realmente controllati dagli organi
preposti.
Ma,
soprattutto, nessuna normativa vigente prevede la cumulabilità delle emissioni
in essere con lo stato dell'inquinamento già esistente, quasi che nessun ente
autorizzante sapesse che l'aria della Pianura Padana è un coacervo di
inquinanti, impregnata di polveri sottili e di ossidi di azoto.
Oggi
la UE arriva a bocciare i cogeneratori a biomassa nel nostro paese dove la
direttiva aria risulti violata, cioè in aree che già superano i valori limite,
tipo il cogeneratore Citterio nel Comune di Felino. Le province dell'Emilia
Romagna si pronunciano per una soluzione diversa dall'incenerimento dei
rifiuti, tutte tranne la Provincia di Parma, tranne Bernazzoli che deve
difendere il suo accordo con Iren e l'inceneritore di Ugozzolo.
La
stessa giunta comunale di Langhirano si pronuncia contro la combustione di
biomasse sul suo territorio.
Mentre
nel Paes approvato dal comune di Felino è dato risalto al cogeneratore a grasso
animale di Citterio, nel Paes di Sala Baganza, furbescamente, non se ne fa parola, si menzionano solo impianti a biogas e la
produzione di biometano.
Evidentemente,
non è vero quello che affermano amministratori sia di destra che di sinistra,
che le normative vanno solo applicate.
Possono,
al contrario, essere valutate e, se il caso, messe in discussione.
Gli
amministratori sono eletti dai cittadini, sono i loro rappresentanti nelle
istituzioni. Quando dubitano dell'efficacia di una normativa debbono sottoporla
al vaglio della cittadinanza, debbono opporvisi quali interpreti del principio
di precauzione.
Nella
realtà, tale ruolo di opposizione, di contrasto alla speculazione lo stanno assumendo i comitati spontanei di
cittadini.
Sono
ormai centinaia ed è ridicolo considerarli come conseguenza dell'effetto Nimby,
del fatto che i cittadini non vogliano tali impianti solo perché vicini a casa
loro.
Il
loro impegno e la loro dedizione li qualifica come un nuovo movimento di lotta
civile per la difesa della salute e del territorio.
Perché
il vero tema in discussione, oltre alla salute dei cittadini, è quello delle
risorse naturali.
La
green economy, la speculazione sulle energie rinnovabili, tenderà ad appropriarsi
di tutte le risorse naturali consumandole: acqua, aria, suolo e patrimonio
boschivo.
Nessun
limite sarà rispettato.
Dalla
privatizzazione dell'acqua all'inquinamento delle falde acquifere per lo
spargimento selvaggio delle deiezioni animali
o dei digestati.
Dall'ulteriore
inquinamento dell'aria con inceneritori tipo Citterio in zone che già superano
i valori limite alla risalita dell'inquinamento su per le valli montane con
l'introduzione di centrali a cippato di legna.
Dalla
continua distruzione di suolo agricolo con la cementificazione in atto nei
paesi della pedemontana, quegli stessi che si definiscono "comuni
virtuosi", all'occupazione di centinaia di ettari di suolo agricolo da
parte dei parchi fotovoltaici a terra in ogni comune della provincia.
Dal
taglio boschivo selvaggio ed indiscriminato dovuto alla speculazione sulla
legna da ardere al taglio industriale per la cosiddetta "pulizia dei
boschi", finalizzato in realtà a costruire un mercato del cippato di legna
per le centrali medesime.
E'
possibile uno sviluppo alternativo delle energie rinnovabili?
Certo,
a patto che non si consumino risorse naturali ma le si valorizzino.
Impianti
a biogas di piccola taglia che utilizzino effettivi scarti agricoli, deiezioni
degli allevamenti e scarti dell'agroalimentare per produrre biometano.
Impianti
fotovoltaici comunali sui tetti delle case coinvolgendo i cittadini.
Impianti
solari termici collegati alla ristrutturazione delle case.
Sviluppo
edilizio di sola ristrutturazione dell'esistente volto principalmente al
risparmio energetico.
Ristrutturazione
dei borghi di montagna all'insegna del risparmio energetico per lo sviluppo di
una
ricezione
turistica diffusa ed accogliente.
Prima
di tutto serve la volontà di andare in una certa direzione.
I
nostri amministratori ce l'hanno?
Giuliano
Serioli
Rete
Ambiente Parma
9
giugno 2013
comitato pro valparma - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita -
comitato cave all’amianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorse – no cava le predelle –
associazione per l'informazione ambientale a san secondo parmense
comitato associazione giarola e vaestano per il territorio - no cogeneratore a olio animale al poggio
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