Duecentoquarantamila ettari ogni anno, che moltiplicato per quindici anni fa tremilioniseicentomila ettari. Un territorio grande quanto Lazio ed Abruzzo messi insieme. Ecco quanto suolo l’Italia ha perso fra il 1990 ed il 2005. Questo assalto al territorio è stato favorito, e lo è tutt’ora, da condizioni politiche ed economiche. Basti ricordare come le entrate dei comuni italiani derivino in misura significativa dall’ICI e dagli oneri che vengono pagati dai costruttori. Il che significa che per fare cassa i comuni trovano più facile dare permessi di costruire, sprecare territorio, raggiungere un pareggio di bilancio con queste manovre anziché con una razionalizzazione delle spese. Ma sprecare il territorio significa creare altri problemi, significa amplificare i problemi esistenti in termini di costi sociali, di impiego delle poche risorse pubbliche disponibili, significa operare un perenne inseguimento dei servizi pubblici con costi via via crescenti per soddisfare al minimo le richieste della collettività. Possibile che non ci si renda conto che di questo passo, con questa miope politica di distruzione, tra non molto l’Italia, il nostro territorio, sarà una distesa interminabile di tetti, di capannoni, di strade inizialmente asfaltate ma poi piene di buche? Quanto tempo ancora dovrà essere necessario per capire come il mantenere il patrimonio ambientale e culturale tramandatosi nei secoli, non significa essere contro il progresso economico, contro la creazione di posti di lavoro? Come non capire che la salvaguardia del territorio porta con sé la creazione di posti di lavoro, porta con sé il miglioramento del PIL Regionale e Nazionale? La natura è un sistema complesso e delicato, ha le sue regole e solo gli stolti possono pensare di dominarla, solo gli stolti possono credere che le presunte calamità siano solo fatalità e non il frutto di questa distruzione sistematica del territorio. Solo gli stolti possono ignorare il costo sociale ed economico che tutto ciò comporta in tema anche di distruzione di risorse economico finanziarie nazionali. Oggi nessuno può dire che non si sappia che cosa fare per invertire questa tendenza al consumo del suolo extraurbano; anche tra l’ attuale classe politica esistono coloro che hanno abbandonato il pensiero quantitativo dello sviluppo economico figlio di una politica capace di essere solo ed esclusivamente la portavoce di istanze plateali di una parte economica; istanze realizzate con l’attuazione di politiche territoriali sempre più spesso prive di qualsiasi fondamento tecnico. Occorre che questo pensiero qualitativo emerga dal chiuso di circoli ristretti, occorre che una nuova classe politica si faccia portavoce di queste istanze nella consapevolezza che i tempi che stiamo vivendo sono tempi di grande cambiamento e di grande opportunità di crescita culturale, morale e politica. E’ oramai un dato appurato che l’aumento del consumo del suolo è un fatto slegato dall’andamento demografico, e come ciò avvenga senza una seria programmazione. Ed è altrettanto noto come questi nuovi insediamenti siano generalmente privi di ogni idea di città, privi di una qualche qualità urbana come anche di una qualità edilizia. Oggi si costruisce dappertutto, nelle valli, nelle dorsali collinari, si asfaltano terreni in pendenza, si coprono i fossi con conseguenze devastanti di frane e alluvioni che costano alla comunità miglia glia di euro ogni anno e soprattutto dolori e perdite di vite umane . Si perde la memoria storica del paesaggio. E’ il momento di dire BASTA a tutto ciò. E’ giunto il momento di RIBELLARSI a questa stupidità collettiva. E’ giunto il momento di lanciare un MANIFESTO PER LA PACE CON LA NATURA, un manifesto nel quale chiedere di mettere la difesa del suolo al centro dei programmi per una sua nuova e diversa gestione, in quanto base stessa della vita. Un manifesto che possa chiedere e far impegnare la classe politica in una difesa CONCRETA del suolo, applicando quei valori costituzionali che i padri costituenti con lungimiranza hanno voluto riconoscere quali elementi imprescindibili. Un manifesto per la pace con la natura, che si pone l’obbiettivo di creare, di far partire sul territorio, la ricostruzione della copertura vegetale e che solleciti la creazione di nuove scelte produttive attraverso il controllo serio degli insediamenti civili ed industriali nonché una attenta riqualificazione del tessuto urbano esistente. Un manifesto quale punto di riferimento di una nuova filosofia nei rapporti tra l’uomo e l’ambiente, tra le amministrazioni pubbliche e l’ambiente. Tutto ciò oltre a stimolare una ripresa della moralità perché la moralità verso la natura è premessa per la moralità privata e pubblica, agevolerebbe la costruzione di un mondo migliore da lasciare in eredità alle nuove generazioni; una eredità di cui andare orgogliosi, si da renderci fieri di appartenere ad un territorio, ad un contesto che è ancora in grado di generare ammirazione. Un manifesto che sottoscritto diventi impegno morale, una sottoscrizione che chiediamo debba essere operata da tutti gli amministratori pubblici per suggellare questo patto con la natura nel rispetto delle loro competenze, una sottoscrizione ad opera di tutti gli altri per impegnare tutti alla salvaguardia di quel poco che ancora è rimasto. Roma, 06 luglio 2011Vittorio Emiliani Giorgio Nebbia Guido Pollice Fulco Pratesi Salvatore Settis CODAT - Osimo VAS - Marche |
Il Circolo V.A.S Torino Verde Ambiente e Società cura la pubblicazione di questo blog per informare sulle varie notizie ed iniziative. Collabora con l'Associazione Ecograffi.it V.A.S. opera con l'esclusivo intento del perseguimento di finalità di solidarietà sociale, di tutela e valorizzazione della natura e dell'ambiente e della salute. Per saperne di più o per iscriversi : VAS NAZIONALE cell. 3274010905, donazioni CF 97078560584 il nuovo sito www.verdiambientesocieta.it
domenica 10 luglio 2011
MANIFESTO “ PACE CON LA NATURA “
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento