L’adozione del regolamento sulle informazioni alimentari ai consumatori, avvenuta oggi con maggioranza qualificata da parte del Parlamento Europeo, è sicuramente un passo importante per garantire ai consumatori una maggiore trasparenza, ma non ci sempre sufficiente.
Il regolamento, che permette di estendere l’obbligo di etichettatura di origine, ad altre carni oltre la bovina (maiale, pollame, agnello e capra) e fornisce la possibilità per gli Stati Membri di rendere obbligatorie più informazioni rispetto a quelle comuni a tutta Europa, è ancora carente su tanti punti (soprattutto è incomprensibile la decisione di escludere dalla normativa i prodotti trasformati).
I cittadini e la società civile si sono più volte espresse per richiedere maggiore trasparenza nelle etichette, ma per il momento, nel rapporto tra società e industria hanno avuto la meglio le lobby industriali, che sono riuscite ad imporre gli interessi dei propri membri.
Solo per fare un esempio di una battaglia ancora aperta e che riguarda direttamente il problema delle informazioni contenute in etichetta, riportiamo l’esempio della clonazione. L’80% degli europei intervistati dice di non volerne consumare i prodotti derivanti da animali clonati e la loro progenie, neppure con evidenze scientifiche che escludano rischi per la salute umana, eppure si procede come se l’indicazione della domanda di mercato fosse l’opposta. Anzi, si cerca di impedire che i consumatori riconoscano sugli scaffali i formaggi, la carne, il latte degli animali clonati da quelli convenzionali, negando la trasparenza delle etichette.
Dopo questi segnali positivi, quindi, ci auguriamo che le istituzioni europee proseguano su questa strada, per la difesa dei diritti dei cittadini.
Oggi hanno fatto un piccolo passo nella giusta direzione.
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