La Vittoria ai referendum è stata così grande che sarebbe profondamente sbagliato non leggerla in tutta la sua valenza e nelle immense e nuove potenzialità che apre, alla luce di una più attenta e ragionata riflessione fatta un poco a distanza dalla entusiasmante euforia del raggiungimento del quorum e dello spoglio delle schede. Non appare chiaro, o meglio, soprattutto da parte di alcune forze politiche non si intende farlo emergere, che il risultato referendario costituisce una vera svolta nel Paese per i suoi contenuti e per i processi di democrazia e di decisione istituzionale che richiama, e si riporta il significato dell’esito referendario alla necessità, sicuramente anche giusta, della caduta del governo di Berlusconi, e ad una indefinita nuova maggioranza di governo. Un esempio paradossale, uno per tutti, sarebbe che la schiacciante vittoria del Si per cancellare il nucleare, portasse al governo Casini, che ancora prima, anzi molto prima di Berlusconi ha rilanciato il nucleare in Italia e l’ha difeso con tutti gli immani interessi connessi a denti stretti fino a Fukushima! Non proprio a livello di Casini, ma qualcosa di molto simile, potrebbe dirsi per lo stesso Bersani, che nella Conferenza Stampa di autoappropriazione del risultato referendario, con lo spoglio ancora in corso, non solo non ha fatto autocritica delle incerte posizioni sul nucleare del PD ma anche della mancanza di un vero ruolo politico di opposizione rispetto a tutti gli autentici, violenti, spesso anticostituzionali colpi di mano fatti da Berlusconi nei suoi accordi di mastodontici interessi con Sarkozy e per portare il nucleare in Italia. La stessa posizione di forze politiche come il PD sull’acqua pubblica, almeno fino ai referendum, non è stata certo limpida e nella direzione referendaria.
Di qui la necessità vera di rilanciare da parte dei Movimenti, dell’Associazionismo, dei Comitati, della Volontà del Paese la valenza vera degli eccezionali risultati dei referendum.
Vi è un primo eccezionale dato: più della metà dei cittadini italiani sono uniti nella idea, una vera filosofia politica, culturale, economica che i Beni della Natura appartengono a Tutti, sono la Fonte della Vita, e cioè non sono privatizzabili e vendibili; vale per l’Acqua ma il messaggio è chiaramente universale, dalle spiagge ed il mare allo stesso spazio fisico in cui viviamo e cioè l’etere.
Vi è un secondo eccezionale dato: più della metà dei cittadini italiani sono uniti nella idea Costituente della Nostra Repubblica che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, al di là della potenza economica, politica, istituzionale: almeno sul piano formale - perché naturalmente ben pochi sono i cittadini che hanno tanti mezzi per difendersi- la conferma di un cammino del grande progresso del Diritto e delle Leggi con la nascita della Repubblica rispetto a tutti i Codici degli Stati e delle loro giustizie del passato;
Vi è un terzo eccezionale dato: più della metà dei cittadini italiani hanno hanno dato un messaggio netto ed inequivocabile che supera i confini nazionali e parla all’intero Mondo, dalla vicina Francia agli USA, dal Giappone alla Finlandia, assestando un colpo durissimo all’internazionalismo nucleare, civile e militare, e agli immani unitari affari connessi, ad un modello energetico e di sviluppo imperniato sulla ricerca di una fonte che fosse accettata nonostante i catastrofici rischi, i gravissimi inquinamenti ed impatti ambientali, gli insostenibili costi. La cosa più meravigliosa è che il sistema di potere politico, economico, informativo non è riuscito a corrompere con il “ricatto, tutto falso del buio e del sottosviluppo” il Pensiero della Gente, ad ingannare con le bugie ed i dati mistificanti la verità oggettiva delle ragioni del No al Nucleare. E’ la Vittoria della Umanità, della Naturalità del Pianeta contro le Miniere fuori Natura (i reattori nucleari) della produzione del Plutonio e degli altri elementi transuranici che mettono a rischio per innumerevoli volte la Vita stessa della Terra. Oltre al messaggio in sé che viene dal referendum, dall’Italia è possibile e necessaria un’azione operativa congiunta di tutte le associazioni ed i movimenti, che hanno lottato per il referendum, verso gli altri paesi a rischio nucleare o nuclearizzati per la loro fuoriuscita dal nucleare; il Comitato Nazionale, Votiamo Si per fermare il Nucleare, in tal senso non solo non si deve sciogliere ma avere un ruolo ancora più grande per la costruzione di un movimento internazionale per la fuoriuscita del Pianeta dal nucleare civile e militare.
Le reazioni del “sistema travolto dalla valanga di sì” sicuramente saranno fortissime, e non certo tutte prevedibili: richiedono sin da subito una organizzazione dal basso, capace di rispondere tempestivamente, organicamente e capillarmente.
Sull’acqua pubblica vi sarà certo un duplice attacco sull’approvvigionamento della risorsa e sulla gestione delle reti idriche: da una parte con la “provocazione” della mancanza di disponibilità finanziarie pubbliche per gli investimenti, per la bonifica e la manutenzione con il rischio di un conseguente “peggioramento del sistema idrico” e dall’altra la necessità di reperire risorse a mezzo di tariffe più alte. Poiché il referendum abroga leggi, lasciando un vuoto legislativo da coprire con nuova legge, grande è il pericolo che, anziché ridare qualità, economicità, sicurezza ed efficienza con la gestione pubblica, si tenterà di far degradare il servizio ed il sistema idrico per annullare i contenuti del referendum e ridare ai privati ciò che la Volontà Popolare ha loro tolto. La sfida dei Comitati per l’Acqua Bene Comune è più difficile, ma più importante, di prima dei referendum: controllare ed operare per una altissima qualità del servizio pubblico.
Sulla energia, è da presumere che l’Enel tenterà di farci pagare pesantemente lo smacco subito: tutta l’alta dirigenza, a partire dall’Amministratore delegato ed i vari esperti e consulenti sono stati, oltre ogni plausibile limite, impegnati a sostenere le nefaste scelte del Governo sul Nucleare e a costruire affari con il danaro della collettività, sempre sul nucleare, in altri Paesi : dopo il referendum dovrebbero fare le valige ed andare via senza indennità alcuna per quanto, pur sbagliando totalmente, hanno guadagnato in questi anni; dovrebbero invero restituire i business fatti. Naturalmente resteranno al loro posto ed opereranno per “dimostrare giuste e necessarie le loro posizioni e scelte”. Alto è il rischio che “si possano verificare” difficoltà per la copertura delle punte di richiesta di potenza di luglio ed agosto ed addirittura di black-out ed acquisto di energia, che diranno nucleare, dalla Francia: se ciò avvenisse occorrerebbe subito una commissione parlamentare di inchiesta giacché il parco impianti di produzione elettrica in Italia oggi esistente è più che sufficiente a coprire ogni fabbisogno e punta di richiesta ed occorrerebbe fare accertamenti sia sulle indisponibilità degli impianti (determinata da mancata manutenzione programmata) sia sulle enormi perdite del sistema elettrico (25-30 percento). Ma naturalmente nell’interesse del Paese è meglio che ciò non si verifichi e ci si organizzi per un ferreo controllo dell’Enel. E’ anche questa, questione centrale dei prossimi mesi.
Il referendum sull’acqua richiama la scelta del Paese perché i Beni Comuni non vengano privatizzati: c’è forse finora stata battaglia contro la privatizzazione delle spiagge e del mare, delle dune e dei litorali? No! C’è stata battaglia contro la linea di tendenza di privatizzazione dei Siti Archelogici, dei Beni Culturali, dei Parchi e delle riserve naturali? No! C’è stata battaglia contro la privatizzazione del Sapere e della Cultura, della Tutela della Salute? No! Queste sono le novità politiche che vorremmo e non l’uso strumentale del risultato referendario per prendere il potere del Paese per poi non cambiare nulla.
La splendida vittoria al referendum, con la cancellazione del nucleare dal nostro Paese, noi speriamo per sempre, ma sicuramente per decenni, e con l'esaurimento in atto delle fonti fossili, pone con grande forza una questione nuova, ma di fondamentale importanza: scelte, interessi e risorse finanziarie saranno indirizzate in maniera fortemente crescente verso l'energia solare, nell'accezione globale di fonti rinnovabili che noi abbiamo dato al termine. Questo è per molti aspetti un dato in assoluto di massima positività, (è ciò per cui ci stiamo battendo) ma è anche denso di potenziali gravissimi rischi che dobbiamo avere presenti nel prossimo futuro. Dobbiamo partire dal dato fondamentale che molte potentissime lobbies, anche nucleari, cercheranno di spostare quanto più possibile i loro affari sull'energia solare: cercheranno cioè di appropriarsi del Sole, gestirlo come proprietà privata e di venderlo, sottraendolo alla identità di Bene che la Natura ha donato a tutta la Umanità. Alto è il rischio di interventi, finanziamenti, concessioni a pioggia, fatti nell'esclusivo interesse di tali lobbies, di sfruttamento senza regole delle diverse espressioni del Solare, dall'eolico all'idroelettrico, di violenta aggressione e saccheggio del territorio e del paesaggio, per conservare e riprodurre un modello energivoro massimamente consumistico, fatto di infiniti sprechi e di profondo degrado ambientale. L'assenza di regole, e cioè di leggi che impongano tutt'altra direzione, è naturalmente, la via maestra perché tali nuovi affari possano prevalere e distruggere, anche nel Pensiero delle Persone, la Cultura di un nuovo modello energetico e cioè della Civiltà del Sole.
Qui sta la necessità assoluta di promulgare leggi come quella di iniziativa popolare sulla Cultura e la Diffusione della Energia Solare in Campania, sostenuta da una miriade di semplici cittadini, entusiasti della Civiltà del Sole, Comitati, Amministratori locali, realtà politiche, associazioni ed istituzioni, dall’Arci a Circoli di Legambiente, dai VAS alla Federconsumatori, da Personalità del WWF, del CNR, delle Università a Enti Parchi: leggi che indicano un percorso profondamente diverso, per affermare il carattere di bene comune della risorsa energia solare, la gratuità di essa, l'inserimento della sua produzione e diffusione in una visione di tutela e rispetto del territorio e del paesaggio nella consapevolezza della sua preziosità e limitatezza, il ruolo fondamentale e decisionale delle Comunità Locali, l'armonia ed il coordinamento delle scelte, la funzione fortemente propulsiva per un nuovo lavoro, per la ricerca, per la Pace, per la tutela della Biodiversità.
I risultati dei referendum pongono infine anche la questione fondamentale di una nuova democrazia nel Paese: è il dato politico vero che non piace molto a gran parte del sistema politico, della organizzazione partitica che anziché essere funzionale a costruire - nelle necessarie e chiare fino in fondo loro finalità ideali, culturali, economiche, produttive, sociali – diffusa e decisionale democrazia vive e mantiene il potere sulla delega alle elezioni di una sempre più residuale partecipazione dei Cittadini. La riflessione e la lotta per costruire questa nuova democrazia, a tutti i livelli, nazionali come locali, a partire dalla modifica costituzionale dell’abolizione del quorum referendario e della introduzione dei referendum propositivi, costituiscono il percorso ineludibile ed irrinunciabile, che viene a noi tutti dalla grande vittoria del Paese democratico, ecologista e solidale espressosi ai referendum del 12 e 13 giugno del 2011.
Di qui la necessità vera di rilanciare da parte dei Movimenti, dell’Associazionismo, dei Comitati, della Volontà del Paese la valenza vera degli eccezionali risultati dei referendum.
Vi è un primo eccezionale dato: più della metà dei cittadini italiani sono uniti nella idea, una vera filosofia politica, culturale, economica che i Beni della Natura appartengono a Tutti, sono la Fonte della Vita, e cioè non sono privatizzabili e vendibili; vale per l’Acqua ma il messaggio è chiaramente universale, dalle spiagge ed il mare allo stesso spazio fisico in cui viviamo e cioè l’etere.
Vi è un secondo eccezionale dato: più della metà dei cittadini italiani sono uniti nella idea Costituente della Nostra Repubblica che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, al di là della potenza economica, politica, istituzionale: almeno sul piano formale - perché naturalmente ben pochi sono i cittadini che hanno tanti mezzi per difendersi- la conferma di un cammino del grande progresso del Diritto e delle Leggi con la nascita della Repubblica rispetto a tutti i Codici degli Stati e delle loro giustizie del passato;
Vi è un terzo eccezionale dato: più della metà dei cittadini italiani hanno hanno dato un messaggio netto ed inequivocabile che supera i confini nazionali e parla all’intero Mondo, dalla vicina Francia agli USA, dal Giappone alla Finlandia, assestando un colpo durissimo all’internazionalismo nucleare, civile e militare, e agli immani unitari affari connessi, ad un modello energetico e di sviluppo imperniato sulla ricerca di una fonte che fosse accettata nonostante i catastrofici rischi, i gravissimi inquinamenti ed impatti ambientali, gli insostenibili costi. La cosa più meravigliosa è che il sistema di potere politico, economico, informativo non è riuscito a corrompere con il “ricatto, tutto falso del buio e del sottosviluppo” il Pensiero della Gente, ad ingannare con le bugie ed i dati mistificanti la verità oggettiva delle ragioni del No al Nucleare. E’ la Vittoria della Umanità, della Naturalità del Pianeta contro le Miniere fuori Natura (i reattori nucleari) della produzione del Plutonio e degli altri elementi transuranici che mettono a rischio per innumerevoli volte la Vita stessa della Terra. Oltre al messaggio in sé che viene dal referendum, dall’Italia è possibile e necessaria un’azione operativa congiunta di tutte le associazioni ed i movimenti, che hanno lottato per il referendum, verso gli altri paesi a rischio nucleare o nuclearizzati per la loro fuoriuscita dal nucleare; il Comitato Nazionale, Votiamo Si per fermare il Nucleare, in tal senso non solo non si deve sciogliere ma avere un ruolo ancora più grande per la costruzione di un movimento internazionale per la fuoriuscita del Pianeta dal nucleare civile e militare.
Le reazioni del “sistema travolto dalla valanga di sì” sicuramente saranno fortissime, e non certo tutte prevedibili: richiedono sin da subito una organizzazione dal basso, capace di rispondere tempestivamente, organicamente e capillarmente.
Sull’acqua pubblica vi sarà certo un duplice attacco sull’approvvigionamento della risorsa e sulla gestione delle reti idriche: da una parte con la “provocazione” della mancanza di disponibilità finanziarie pubbliche per gli investimenti, per la bonifica e la manutenzione con il rischio di un conseguente “peggioramento del sistema idrico” e dall’altra la necessità di reperire risorse a mezzo di tariffe più alte. Poiché il referendum abroga leggi, lasciando un vuoto legislativo da coprire con nuova legge, grande è il pericolo che, anziché ridare qualità, economicità, sicurezza ed efficienza con la gestione pubblica, si tenterà di far degradare il servizio ed il sistema idrico per annullare i contenuti del referendum e ridare ai privati ciò che la Volontà Popolare ha loro tolto. La sfida dei Comitati per l’Acqua Bene Comune è più difficile, ma più importante, di prima dei referendum: controllare ed operare per una altissima qualità del servizio pubblico.
Sulla energia, è da presumere che l’Enel tenterà di farci pagare pesantemente lo smacco subito: tutta l’alta dirigenza, a partire dall’Amministratore delegato ed i vari esperti e consulenti sono stati, oltre ogni plausibile limite, impegnati a sostenere le nefaste scelte del Governo sul Nucleare e a costruire affari con il danaro della collettività, sempre sul nucleare, in altri Paesi : dopo il referendum dovrebbero fare le valige ed andare via senza indennità alcuna per quanto, pur sbagliando totalmente, hanno guadagnato in questi anni; dovrebbero invero restituire i business fatti. Naturalmente resteranno al loro posto ed opereranno per “dimostrare giuste e necessarie le loro posizioni e scelte”. Alto è il rischio che “si possano verificare” difficoltà per la copertura delle punte di richiesta di potenza di luglio ed agosto ed addirittura di black-out ed acquisto di energia, che diranno nucleare, dalla Francia: se ciò avvenisse occorrerebbe subito una commissione parlamentare di inchiesta giacché il parco impianti di produzione elettrica in Italia oggi esistente è più che sufficiente a coprire ogni fabbisogno e punta di richiesta ed occorrerebbe fare accertamenti sia sulle indisponibilità degli impianti (determinata da mancata manutenzione programmata) sia sulle enormi perdite del sistema elettrico (25-30 percento). Ma naturalmente nell’interesse del Paese è meglio che ciò non si verifichi e ci si organizzi per un ferreo controllo dell’Enel. E’ anche questa, questione centrale dei prossimi mesi.
Il referendum sull’acqua richiama la scelta del Paese perché i Beni Comuni non vengano privatizzati: c’è forse finora stata battaglia contro la privatizzazione delle spiagge e del mare, delle dune e dei litorali? No! C’è stata battaglia contro la linea di tendenza di privatizzazione dei Siti Archelogici, dei Beni Culturali, dei Parchi e delle riserve naturali? No! C’è stata battaglia contro la privatizzazione del Sapere e della Cultura, della Tutela della Salute? No! Queste sono le novità politiche che vorremmo e non l’uso strumentale del risultato referendario per prendere il potere del Paese per poi non cambiare nulla.
La splendida vittoria al referendum, con la cancellazione del nucleare dal nostro Paese, noi speriamo per sempre, ma sicuramente per decenni, e con l'esaurimento in atto delle fonti fossili, pone con grande forza una questione nuova, ma di fondamentale importanza: scelte, interessi e risorse finanziarie saranno indirizzate in maniera fortemente crescente verso l'energia solare, nell'accezione globale di fonti rinnovabili che noi abbiamo dato al termine. Questo è per molti aspetti un dato in assoluto di massima positività, (è ciò per cui ci stiamo battendo) ma è anche denso di potenziali gravissimi rischi che dobbiamo avere presenti nel prossimo futuro. Dobbiamo partire dal dato fondamentale che molte potentissime lobbies, anche nucleari, cercheranno di spostare quanto più possibile i loro affari sull'energia solare: cercheranno cioè di appropriarsi del Sole, gestirlo come proprietà privata e di venderlo, sottraendolo alla identità di Bene che la Natura ha donato a tutta la Umanità. Alto è il rischio di interventi, finanziamenti, concessioni a pioggia, fatti nell'esclusivo interesse di tali lobbies, di sfruttamento senza regole delle diverse espressioni del Solare, dall'eolico all'idroelettrico, di violenta aggressione e saccheggio del territorio e del paesaggio, per conservare e riprodurre un modello energivoro massimamente consumistico, fatto di infiniti sprechi e di profondo degrado ambientale. L'assenza di regole, e cioè di leggi che impongano tutt'altra direzione, è naturalmente, la via maestra perché tali nuovi affari possano prevalere e distruggere, anche nel Pensiero delle Persone, la Cultura di un nuovo modello energetico e cioè della Civiltà del Sole.
Qui sta la necessità assoluta di promulgare leggi come quella di iniziativa popolare sulla Cultura e la Diffusione della Energia Solare in Campania, sostenuta da una miriade di semplici cittadini, entusiasti della Civiltà del Sole, Comitati, Amministratori locali, realtà politiche, associazioni ed istituzioni, dall’Arci a Circoli di Legambiente, dai VAS alla Federconsumatori, da Personalità del WWF, del CNR, delle Università a Enti Parchi: leggi che indicano un percorso profondamente diverso, per affermare il carattere di bene comune della risorsa energia solare, la gratuità di essa, l'inserimento della sua produzione e diffusione in una visione di tutela e rispetto del territorio e del paesaggio nella consapevolezza della sua preziosità e limitatezza, il ruolo fondamentale e decisionale delle Comunità Locali, l'armonia ed il coordinamento delle scelte, la funzione fortemente propulsiva per un nuovo lavoro, per la ricerca, per la Pace, per la tutela della Biodiversità.
I risultati dei referendum pongono infine anche la questione fondamentale di una nuova democrazia nel Paese: è il dato politico vero che non piace molto a gran parte del sistema politico, della organizzazione partitica che anziché essere funzionale a costruire - nelle necessarie e chiare fino in fondo loro finalità ideali, culturali, economiche, produttive, sociali – diffusa e decisionale democrazia vive e mantiene il potere sulla delega alle elezioni di una sempre più residuale partecipazione dei Cittadini. La riflessione e la lotta per costruire questa nuova democrazia, a tutti i livelli, nazionali come locali, a partire dalla modifica costituzionale dell’abolizione del quorum referendario e della introduzione dei referendum propositivi, costituiscono il percorso ineludibile ed irrinunciabile, che viene a noi tutti dalla grande vittoria del Paese democratico, ecologista e solidale espressosi ai referendum del 12 e 13 giugno del 2011.
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