Settima puntata della rubrica di approfondimento medico #LaSalute, condotta dal medico e giornalista Giorgio Diaferia.
Anche questa volta è tornato a trovarci il professor Italo Capparucci, specialista in ortopedia presso l’università di Urbino, per presentarci le diverse tipologie di infiltrazioni articolari eco-guidate.
Ma cosa s’intende per infiltrazione articolare? Si tratta di una
tecnica, per l’appunto infiltrativa, che permette di distribuire in modo
adeguato l’acido ialuronico all’interno delle articolazioni usurate.
Le più diffuse riguardano il ginocchio, la spalla e infine l’anca.
Sono queste articolazioni molto tolleranti, soprattutto nei confronti dell’acido ialuronico a basso peso molecolare, quindi particolarmente fluido e che si diffonde con estrema facilità.
Il primo passo della procedura è sicuramente la rimozione del liquido sinoviale patologico, sintomo dell’usura. Successivamente, attraverso lo stesso ago, si procede con l’infiltrazione.
Diverse e molteplici sono le tecniche esistenti. Nel caso del ginocchio,
ad esempio, si può accedere all’articolazione da vari punti, uno dei
quali è situato nella zona superiore alla rotula esterna. E proprio
questo punto permette un’efficace artrocentesi, ossia la completa aspirazione del liquido patologico.
Un’altra tecnica è quella dell’orientamento dell’ingresso dell’ago.
In entrambi i casi il ginocchio va tenuto flesso a 90 gradi, ma una volta terminata l’infiltrazione è fondamentale stimolarlo al movimento, per favorire una migliore distribuzione dell’acido.
Più semplice e veloce è, invece, ottenere buoni risultati su
articolazioni che non sopportano il peso corporeo, come nel caso della spalla, perché meno stressante dal punto di vista biomeccanico.
In questi casi, si può ricorrere all’utilizzo dell’acido ialuronico lineare, che svolge un effetto ri-elasticizzante e lubrificante dei legamenti interni.
Ma la più nobile delle infiltrazioni è sicuramente quell’anca, spesso fonte di preoccupazione per chi vi si sottopone.
E’ sicuramente fondamentale procedere innanzitutto con una valutazione ecografica,
che permette di individuare la zona di sporgenza su cui lavorare. Per
questa tipologia di intervento, inoltre, è adatto unicamente l’utilizzo
dell’acido cross-linkato, composto dalla combinazione di legami incrociati tra più molecole di lineare.
Per quanto riguarda gli aghi più indicati, essi devono contenere un numero non inferiore a 19-20 gocce.
Ma perché queste tecniche sono così importanti per le nostre articolazioni?
E’ infatti dimostrato che grazie ad un’infiltrazione efficiente, si può procrastinare l’impianto di una protesi articolare.
Oggi, infatti, le nuove protesi – soprattutto quelle dell’anca e del ginocchio – durano in media 16 anni e 8 mesi.
Di conseguenza, chi ricorre ad una protesi in un’età inferiore ai 70
anni, si ritrova successivamente a sottoporsi ad un nuovo intervento.
Per di più, negli ultimi dieci anni c’è stata una crescita significativa dell’utilizzo di protesi anche in età più giovanile, talvolta anche per via dello sport agonistico, causa di un’usura anticipata delle articolazioni.
Per questi motivi, è necessario cercare di ritardare il più possibile il ricorso alle protesi, pur garantendo una buona qualità della vita, così da ridurre sia i costi sia i rischi dell’intervento chirurgico.
Anzi, recenti studi hanno dimostrato l’efficacia dell’acido ialuronico lineare anche nella protezione della lubricina, una proteina di superficie non riproducibile chimicamente e che svolge un’azione lubrificante della superficie cartilaginea.
Per tutte queste informazioni e altre ancora, potete recuperare la puntata di venerdì 23 aprile.
Nel frattempo, vi aspettiamo per il prossimo appuntamento sempre su Rete7, canale 12 del digitale terrestre.
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