Di Giorgio Diaferia
Esecutivo Nazionale VAS
L’Amianto è stato bandito in tutta
l’Unione Europea da poco meno di 30 anni ma continua ad essere prodotto e lavorato in diverse
parti del Mondo come la
Russia – responsabile della metà della produzione mondiale – il Brasile, il
Kazakistan e la Cina, che con l’India è anche il maggiore consumatore, seguita
da Thailandia, Indonesia, Sri Lanka e dagli stessi Brasile e Russia. L’Asbesto, più comunemente conosciuto come Amianto, noto sin dai tempi
dell’antica Persia, è stato per decenni utilizzato in vari settori lavorativi
ed in particolare come Cemento-Amianto più noto in Italia e non solo come
Eternit nel campo dell’edilizia pubblica e privata e nel settore trasporti.
Refrattario al fuoco, di basso costo, ha trovato gli utilizzi più impensati
come nei sigari per tenere insieme la cenere o come rivestimento per le
tubature degli acquedotti ed ancora come ottimo isolante termico e acustico.
Sono oltre 3.500 le applicazioni dell’Amianto, impossibile elencarle tutte.
Oggi noi sappiamo con certezza che non esiste un numero minimo di fibre del
minerale, al di sotto del quale non ci sia un rischio per la nostra salute, ma
occorre differenziare il rischio di ammalarsi di Mesotelioma sia nella forma
benigna che maligna, da quello di sviluppare l’asbestosi, che riduce la
capacità respiratoria in modo molto significativo ed invalidante, ma richiede
prolungate esposizioni al minerale. Le singole fibre sono molto resistenti,
presentano dimensioni di meno di mezzo millesimo di millimetro di diametro per
2-5 millesimi di millimetro di lunghezza. Elementi così piccoli e leggeri
possono penetrare facilmente nell’apparato respiratorio senza poter essere
trattenuti dalle ciglia che ricoprono le vie aeree. Di conseguenza si
depositano nei bronchi e negli alveoli dei polmoni, per poi migrare verso la
pleura, cioè la membrana che riveste esternamente i polmoni, danneggiando i
tessuti. In Italia dal 1992 (legge 257/1992) è proibita l'estrazione,
l'importazione e la lavorazione dell'amianto, ma ne restano in circolazione
all’incirca oltre 30 milioni di tonnellate, sotto varia forma. Nei primi anni
Novanta sono entrati in vigore restrizioni e divieti imposti dal D.Lgs. 277/91 e dalla L.257/92 e il divieto di
uso imposto dall’Unione europea ai suoi membri, con ultimatum nel 2005. Fino ad
allora, però, l’amianto era semplicemente classificato come nocivo ai sensi del
DPR 303/56 e quindi molto
diffuso. Le morti Asbesto correlate sono passate da circa 1.000 nel periodo
1988 al 1997 ai 1.200 del periodo 2005-2020, ricordando il picco previsto tra
gli anni 2025 e 2030 (Fonte Istituto Superiore di Sanità).Dunque un problema di
salute pubblica ben lontano dall’essere risolto. Secondo l’Osservatorio Nazionale
Amianto (ONA) sono circa 370mila le strutture
contenenti amianto censite dalle Regioni nel 2018 e tra questi troviamo siti
dismessi in via di bonifica, 2.400 scuole, 250 ospedali e 300mila chilometri di tubature. A
questi si aggiungono diversi impianti sportivi e mille tra biblioteche ed edifici
culturali. Sono ancora 40.000 le tonnellate di materiali contenenti amianto
presenti sul territorio italiano. Un’attenzione ai malati di Amianto è stata
posta in questo biennio di Pandemia da Sars Covid 19 un virus respiratorio, che
mina la salute degli interstizi polmonari provocando gravi disturbi respiratori
che in alcuni casi, nonostante la terapia farmacologica e la ossigenazione con
casco ed anche l’intubazione, può portare ad exitus.
Oggi nel nostro
Paese il problema si pone in termini di bonifica, incapsulamento delle fibre e
smaltimento dei rifiuti non recuperabili, quest’ultima operazione anche verso
l’estero non essendoci discariche sufficienti in Italia. Tutte questioni che
necessitano di procedure in massima sicurezza e per questo costose e non
attuate con la necessaria rapidità. Inevitabile poi lo smaltimento illegale
visti gli alti costi delle procedure regolari con ulteriori rischi per la
popolazione. Le pene per chi
abbia contribuito a provocare un tumore correlato all’esposizione all’amianto,
prevedono la reclusione da tre a sei anni e la multa da 20mila a 50mila euro
per chi commercia, estrae o produce amianto o prodotti che lo contengono.
Altrettanto urgente è prevedere il
sostegno alle vittime tramite un’integrazione dell’assegno degli invalidi
civili inabili al lavoro, che è di soli 285,66 € – e l’avvio di
un piano nazionale di smaltimento e bloccarne l’importazione definitivamente .
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