domenica 9 giugno 2013

L'Italia e l'economia verde Binomio impossibile? di ReteAmbiente Parma




La green economy nel nostro Paese ha avuto uno sviluppo meramente speculativo.
Ha lasciato analisi e dotti discorsi ad università e ad ambientalisti accademici e si è accaparrata le energie rinnovabili.
Oggi il loro utilizzo è in mano ad investitori grandi e piccoli ed alle mafie, i quali non si preoccupano assolutamente dei danni che possono arrecare all'ambiente ed alla salute dei cittadini.
Puntualmente, infatti, la ricerca di soluzioni innovative si è concentrata sulle tecnologie della combustione: inceneritori di rifiuti, centrali a cippato di legna, centrali ad oli vegetali, ad oli animali, pirogassificatori, quando non addirittura biocombustibili da coltivazioni dedicate il cui effetto è di sottrarre suolo all'alimentazione umana ed animale.
La  crisi economica ha  fatto da moltiplicatore a tale tendenza trasformandola in dinamica strutturale.
Le amministrazioni locali, dal più piccolo comune fino a Province e Regioni, quando non del tutto escluse dal processo e ridotte a mere esecutrici del dettato governativo, ricalcano tale dinamica convogliando finanziamenti anche europei solo su tagli boschivi industriali ed impianti combustori, invece di puntare ogni euro disponibile sul risparmio energetico, vero volano del coinvolgimento diretto dei cittadini e della ripresa occupazionale nell'edilizia. 
Gli incentivi pubblici, erogati dalla Cassa depositi e prestiti attraverso il GSE, vanno a premiare principalmente la cosiddetta cogenerazione fatta da tali inceneritori grandi e piccoli che producono energia elettrica fuori mercato e che il più delle volte disperdono in aria l'energia termica, cioè tanta CO2.
Altresì premiano centinaia di centrali a biogas alimentate non con effettivi scarti agricoli o con reflui di allevamenti animali, ma principalmente con insilati di mangimi vegetali da coltivazioni dedicate il cui effetto è quello di inquinare ulteriormente la Pianura Padana e il mercato dell'affittanza agraria.
Ma non si lesinano soldi nemmeno a quei 35 parchi fotovoltaici, rigorosamente a terra, voluti dalla Provincia di Parma col suo project-financing "Fotovoltaico insieme". Soldi che, curiosamente, non finiscono nelle casse dei comuni, ma in pancia a finanziarie e a ditte costruttrici.
Un fotovoltaico che, mentre in Germania è sui tetti dei cittadini remunerandoli, nella nostra provincia occupa centinaia di ettari di suolo agricolo remunerando banche e  finanziarie.
Se gli incentivi sostanzialmente premiano la speculazione, le normative le spalancano la porta accontentandosi di limiti di emissioni solo formali, cartacei e per di più autocertificati, mai realmente controllati dagli organi preposti.
Ma, soprattutto, nessuna normativa vigente prevede la cumulabilità delle emissioni in essere con lo stato dell'inquinamento già esistente, quasi che nessun ente autorizzante sapesse che l'aria della Pianura Padana è un coacervo di inquinanti, impregnata di polveri sottili e di ossidi di azoto.
Oggi la UE arriva a bocciare i cogeneratori a biomassa nel nostro paese dove la direttiva aria risulti violata, cioè in aree che già superano i valori limite, tipo il cogeneratore Citterio nel Comune di Felino. Le province dell'Emilia Romagna si pronunciano per una soluzione diversa dall'incenerimento dei rifiuti, tutte tranne la Provincia di Parma, tranne Bernazzoli che deve difendere il suo accordo con Iren e l'inceneritore di Ugozzolo.
La stessa giunta comunale di Langhirano si pronuncia contro la combustione di biomasse sul suo territorio.
Mentre nel Paes approvato dal comune di Felino è dato risalto al cogeneratore a grasso animale di Citterio, nel Paes di Sala Baganza, furbescamente,  non se ne fa parola,  si menzionano solo impianti a biogas e la produzione di biometano.
Evidentemente, non è vero quello che affermano amministratori sia di destra che di sinistra, che le normative vanno solo applicate.
Possono, al contrario, essere valutate e, se il caso, messe in discussione.
Gli amministratori sono eletti dai cittadini, sono i loro rappresentanti nelle istituzioni. Quando dubitano dell'efficacia di una normativa debbono sottoporla al vaglio della cittadinanza, debbono opporvisi quali interpreti del principio di precauzione.
Nella realtà, tale ruolo di opposizione, di contrasto alla speculazione  lo stanno assumendo i comitati spontanei di cittadini.
Sono ormai centinaia ed è ridicolo considerarli come conseguenza dell'effetto Nimby, del fatto che i cittadini non vogliano tali impianti solo perché vicini a casa loro.
Il loro impegno e la loro dedizione li qualifica come un nuovo movimento di lotta civile per la difesa della salute e del territorio.
Perché il vero tema in discussione, oltre alla salute dei cittadini, è quello delle risorse naturali.
La green economy, la speculazione sulle energie rinnovabili, tenderà ad appropriarsi di tutte le risorse naturali consumandole: acqua, aria, suolo e patrimonio boschivo.
Nessun limite sarà rispettato.
Dalla privatizzazione dell'acqua all'inquinamento delle falde acquifere per lo spargimento selvaggio delle deiezioni animali  o dei digestati.
Dall'ulteriore inquinamento dell'aria con inceneritori tipo Citterio in zone che già superano i valori limite alla risalita dell'inquinamento su per le valli montane con l'introduzione di centrali a cippato di legna.
Dalla continua distruzione di suolo agricolo con la cementificazione in atto nei paesi della pedemontana, quegli stessi che si definiscono "comuni virtuosi", all'occupazione di centinaia di ettari di suolo agricolo da parte dei parchi fotovoltaici a terra in ogni comune della provincia.
Dal taglio boschivo selvaggio ed indiscriminato dovuto alla speculazione sulla legna da ardere al taglio industriale per la cosiddetta "pulizia dei boschi", finalizzato in realtà a costruire un mercato del cippato di legna per le centrali medesime.
E' possibile uno sviluppo alternativo delle energie rinnovabili?
Certo, a patto che non si consumino risorse naturali ma le si valorizzino.
Impianti a biogas di piccola taglia che utilizzino effettivi scarti agricoli, deiezioni degli allevamenti e scarti dell'agroalimentare per produrre biometano.
Impianti fotovoltaici comunali sui tetti delle case coinvolgendo i cittadini.
Impianti solari termici collegati alla ristrutturazione delle case.
Sviluppo edilizio di sola ristrutturazione dell'esistente volto principalmente al risparmio energetico.
Ristrutturazione dei borghi di montagna all'insegna del risparmio energetico per lo sviluppo di una
ricezione turistica diffusa ed accogliente.
Prima di tutto serve la volontà di andare in una certa direzione.
I nostri amministratori ce l'hanno?

Giuliano Serioli

Rete Ambiente Parma
9 giugno 2013

www.reteambienteparma.org  -  info@reteambienteparma.org
comitato pro valparma - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita -
comitato cave allamianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorseno cava le predelle
associazione per l'informazione ambientale a san secondo parmense
comitato associazione giarola e vaestano per il territorio - no cogeneratore a olio animale al poggio

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