giovedì 21 febbraio 2013

Combustibile da rifiuti nei cementifici: Clini ha firmato il decreto ministeriale. Ecco il testo


Come annunciato, il Ministero dell'Ambiente va avanti sull'utilizzo dei combustibili solidi secondari nei cementifici. Venerdì 15 febbraio il ministro Clini ha firmato il decreto ministeriale. I vantaggi secondo il ministero e i pareri contrari. On line il testo del provvedimento
 di Giuseppe Iasparra
martedì 19 febbraio 2013 17:50
 Dopo il parere negativo (non vincolante) della Commissione Ambiente della Camera sull'utilizzo del CSS nei cementifici, Corrado Clini aveva detto il Ministero dell'Ambiente sarebbe andato avanti lo stesso. Oltre al DPR passato al vaglio delle Commissioni parlamentari, sull'argomento sta viaggiando in parallelo un decreto ministeriale che è stato firmato dal ministro dell'Ambiente lo scorso 15 febbraio.

Contro l'utilizzo dei combustibili solidi secondari si sono sollevate le proteste di diverse sigle: dalle associazioni per la tutela del paesaggio ai promotori della strategia “Rifiuti zero”. Il Ministero dell'Ambiente, ancora una volta, ci tiene a sottolineare i vantaggi di una modalità già prevista dalle normative comunitarie e nazionali, raccomandata dall'Europa come BAT e praticata in Italia in una ventina di cementifici: "I decreti - fa sapere il Ministero - fisseranno regole più rigorose e stringenti. L'uso di CSS fa scendere le emissioni dei cementifici perché il combustibile alternativo ricavato dai rifiuti sostituisce il ben più inquinante pet-coke ricavato dai residui delle raffinerie. Nei forni da cemento non è possibile incenerire le “ecoballe” o rifiuti urbani non trattati, in quanto non compatibili con il processo di produzione e con la qualità del cemento. I controlli sulle emissioni sono rigorosi e sono condotti in tempo reale. I dati sono pubblici e vengono consegnati alle autorità. L'uso di combustibile alternativo da rifiuti nei cementifici, inoltre, consente di ridurre il fabbisogno di nuovi inceneritori, soprattutto nelle regioni che non hanno una rete adeguata di smaltimento".

What's old is new (and helps us grow) - Campagna di comunicazione della CE

giovedì 14 febbraio 2013

TUMORI DA AMIANTO, ALLO STUDIO UN VACCINO CHE NON FA CRESCERE IL TUMORE



Un gruppo internazionale di ricercatori, coordinati da Michele Carbone dell'University of Hawai'i di Honolulu, Usa, ha dimostrato che vaccinare topi con la Survivina, una proteina espressa ad alti livelli nella maggior parte delle forme di cancro conosciute e generalmente assente nei tessuti non tumorali, attiva la risposta del sistema immunitario contro le cellule del tumore. Secondo quanto riportato sulle pagine dell'International Journal of Cancer, questa attivazione rallenta la crescita della massa tumorale, portando ad un aumento della sopravvivenza. I ricercatori hanno concentrato i loro studi su un particolare tipo di tumore, il mesotelioma maligno. Attualmente non sono disponibili terapie efficaci contro questo tipo di cancro, tristemente noto alle cronache italiane perché associato all'esposizione alle fibre di asbesto contenute nell'amianto. Dopo aver iniettato nei topi le cellule di mesotelioma, i ricercatori hanno trattato gli animali con un vaccino contenete Survivina e analizzato l'attivazione del sistema immunitario, dimostrando che la vaccinazione attiva i linfociti T e aumenta l'espressione delle citochine immunostimolanti, molecole prodotte dal sistema immunitario per promuovere la sua stessa attività. La strada percorsa per arrivare a questi risultati non è stata semplice. “All’inizio sembrava un progetto impossibile da realizzare”, racconta Pietro Bertino, primo autore dello studio. Grazie, però, alla collaborazione con Antonio Siccardi, esperto della produzione di vaccini dell'Università “Vita-Salute” San Raffaele di Milano, Bertino e colleghi sono riusciti ad ottenere il vaccino. “I primi esperimenti su topi di laboratorio hanno subito generato risultati sorprendenti – racconta il ricercatore -. Il vaccino stimolava le cellule immunitarie che, infiltrandosi profondamente nel tessuto tumorale, ritardavano lo sviluppo del tumore”. Tuttavia, per concludere il progetto ci sono voluti altri 2 anni. “Ora – prosegue Bertino - stiamo lavorando sul vaccino utilizzabile sull'uomo. Pensiamo che sarà pronto per la sperimentazione clinica in circa 2 anni”. Per approfondimenti

venerdì 8 febbraio 2013

La sanità italiana precipita al 21° posto per qualità di assistenza


 
La denuncia arriva della Fondazione Chirurgo e Cittadino sulla base dei dati rilevati da tre Istituti di ricerca indipendenti europei. Il nostro Paese è inoltre ultimo per investimenti nel Ssn tra i Paesi industrializzati: 9,3% del Pil contro il 12% di Olanda, l'11,6% di Francia e Germania, il 9,6% di Gran Bretagna e Spagna.
 
07 FEB - Sono molti coloro che ancora ci ricordano che la Sanità italiana è 2° al mondo per capacità di risposta assistenziale universale in rapporto alle risorse investite, citando il rapporto dell'Oms dei primi anni 2000. Ma le cose, in questi anni, sembrano essere profondamente cambiate. La Fondazione Chirurgo e Cittadino, ha messo a conoscenza di tutti i dati pubblicati nel 2012 da tre differenti ed indipendenti Istituti di ricerca europei. Quanto investe l'Italia per mantenere il proprio Ssn? Secondo la Organization for Economic Co-operation and Development- (Oecd Health Data 2012)  il 9,3 % del Pil (meno di Olanda 12%, Francia e Germania 11,6%,Gran Bretagna e Spagna 9,6%) il cui 76,6% è "spesa pubblica", per una spesa pro-capite di 2.964 $ (Olanda - 5.056, Germania 4.338, Francia 3.974, Irlanda 3.710, Gran Bretagna 3.433, Spagna - 3.060).

Ancor più interessante il dato sulla "qualità" dell'assistenza che il nostro Ssn eroga. La si può desumere dai dati dell' Euro Health Consumer (Health consumer powerhouse 2012). Sulla base dell'analisi di 42 indicatori di performance differenziati in 5 sottogruppi, sono stati "esplorati" i Sistemi Sanità di 34 Stati Europei (EU + 7). Questi, molto succintamente, i risultati per i differenti sottogruppi: nel ranking europeo la nostra Italia è:

10° (dopo Croazia, Estonia,Lituania ecc.) nel sottogruppo "diritti del malato e informazione",
11° (dopo Islanda, Rep.Ceca, Slovenia ecc.) per la voce "risultati";
21° (dopo Romania, Grecia, Cipro ecc.) per "accessibilità e tempi di attesa";
22° (dopo Slovenia, Irlanda, Rep.Ceca ecc.) per l'area "farmaceutica";
26° (dopo Portogallo, Malta, Slovacchia ecc.) per "prevenzione, equità di Sistema".
Su tutte le voci globalmente esaminate risultiamo occupare il 21° posto.

Come se tutto ciò non fosse sufficiente, il rapporto Ocse-UE "Health at a Glance Europe 2012" inserisce l'Italia agli ultimi posti, se non ultima, per i fondi destinati alla prevenzione sanitaria: contro una media europea del 2,9%, a pari merito con Cipro, l'Italia riserva solo lo 0,5% della spesa sanitaria globale.

Questi i dati. “Forse sarebbe il momento di far comprendere a chi di dovere che il Sistema Salute è l'indice su cui si basa il livello di civiltà del Paese - ha detto Rodolfo Vincenti, Past President Acoi, Associazione chirurghi ospedalieri italiani e reponsabile Fondazione chirurgo e cittadino - vorremo sentire una voce, in un momento di campagna elettorale, che ammettesse le responsabilità di tale vertiginosa caduta e che tranquillizzasse i cittadini con progetti e riforme realizzabili”. “Comunque è bene che si sappia che gli operatori sanitari (tutti), sui quali poggia l'onere dell'impegno quotidiano - ha concluso - non potranno ancora per molto tempo essere gli unici portatori eccellenti di un Sistema che si basa, quasi esclusivamente, sulla loro competenza e sul loro impegno a fronte di tagli e razionamenti erroneamente (come dimostrato) motivati da eccesso di spesa: tra i Paesi maggiormente industrializzati, e non solo, siamo quello che investe di meno nella Sanità”.