mercoledì 28 dicembre 2011

Stiamo piu’ Attenti all’Ambiente: conferenze-proiezioni-approfondimenti


Coordinamento del Piemonte e Circolo di Torino
Organizza al Locale Blah Blah

Via Po n.21
Stiamo piu’ Attenti all’Ambiente

Tutti i Martedì alle ore 17.30

   24  Gennaio      Smart City  "La città Intelligente”
  31  Gennaio          Cibo a Km zero quale,come e perché etico?
   7  Febbraio        Antropos  ambiente-salute e società su 4ReteTV
14  Febbraio        Rifiuti solidi urbani come ridurli, come smaltirli?

              Verranno proiettati corti e spezzoni di film sui temi proposti

Interviste,commenti,spunti a cura di  
Antonella Frontani   Antropos 4ReteTV e Capo Redattrice  EcoGraffi w.j.
Giorgio Diaferia Presidente VAS Piemonte-Dir.EcoGraffi
Francesca Diaferia Responsabile Naturalis 4ReteTV

Intervengono
Gianvincenzo Fracastoro,Roberto Ronco, Massimo Guerrini,Enzo Lavolta, Stefano Bernardi,Vincenzo Reda, Roberto Cavallo,Gaetano Capizzi,Fredo Valla,Maria Caramelli,Claudio Lubatti,Alberto Musy,Maurizio Lupi ,Emanuela Rampi, Roberto Saini,Antonio Soldo,Franco Dini e molti altri ancora

Ingresso Libero

info: vas.piemonte@tiscali.it
in collaborazione con BottegaEtica via C.Colombo 63 Torino
EcoGraffi web journal e tv
4REteTV www.quartarete.tv
                                                           

martedì 27 dicembre 2011

CUNEO. ISTITUZIONE DEL REGISTRO dal circolo di Cuneo

Il Comune ha detto no al testamento biologico

C’è a Genova, Torino, Torre Pellice, Pinerolo.
Nella Granda ad Alba, Fossano, Saluzzo, Borgo, Beinette e Trinità. Non a Cuneo, dove ieri sera il Consiglio comunale ha bocciato l’istituzione di un regolamento per i «testamenti biologici», ossia la possibilità di depositare le volontà per il trattamento di fine vita. La proposta era stata avanzata mesi fa in Consiglio comunale, poi le discussioni nelle commissioni. Ieri 13 no da tutti gli schieramenti, 11 sì e 10 astenuti (tra cui il capogruppo Pdl Streri, il sindaco Valmaggia, il gruppo di Cuneo Solidale con l’eccezione di Cerutti che ha votato «no»). Lungo e articolato il dibattito (fra il pubblico Bruno Mellano, rappresentante dei Radicali), tra ricordi personali e citazioni del caso di Eluana Englaro.

Tra i consiglieri a favore Fabio Panero («I diritti civili non hanno colore politico»), Liliana Meinero («Si lasci libertà di scelta, rispettando la volontà altrui»), Antonio Elia («Si dia la possibilità in modo ufficiale di esercitare un diritto»). Tra i contrari Riccardo Cravero («Il regolamento è demagogico»), Carlo Alberto Parola: («Non c’è legge sul testamento biologico, discussione fuorviante») e Ezio Delfino («Libertà è aderire a ciò che è dato, cioè la vita»). Per Giancarlo Arneodo «serve in Italia una legge chiara sul fine vita». Poi gli interventi di Vincenzo Pellegrino, Luigi Mazzucchi, Giovanni Cerutti («Il testamento biologico non ha validità giuridica»). Bocciato anche l’ordine del giorno proposto da Panero per chiedere il pagamento dell’Ici anche alle attività commerciali della Chiesa: 18 no, 10 astenuti (tra cui il gruppo Udc) e 4 voti favorevoli. È stata bocciata la proposta di Rifondazione sui beni della Chiesa

martedì 13 dicembre 2011

EDì 13 DICEMBRE Ore 11.30 TORINO : ARIA AVVELENATA

"proposte urgenti per uscire dai livelli attuali di inquinamento"                  
Interventi di
(Alberto Musy CapoGruppo Comune di Torino per Alleanza civica per Torino-UDC)
Maurizio Lupi Capogruppo in Regione dei VerdiVerdi
Giorgio Diaferia Segreteria Naz. Alleanza Ecologica per l'Italia
        Emanuela Rampi CapoGr.Circ.1 di Alleanza Civica per Torino e Segr.TorinoViva
Si è svolta in data odierna la conferenza stampa dei 3 gruppi organizzatori con la sola assenza del consigliere Alberto Musy trattenuto a letto da una forma influenzale. Tra le proposte avanzate : “ Creare  parcheggi di interscambio fuori città con navette rapide elettriche e/o linea metropolitana, che portino in centro città, proseguire con il “Progetto ultimo miglio” per il trasporto merci e privato, che permetterebbe da subito di abbattere drasticamente le concentrazioni di polveri .  Favorire la nascita di linee ferroviarie di superficie , aumentare la durata di validità dei biglietti per i mezzi pubblici ad almeno 90 minuti , permettendo inoltre di riutilizzare il ticket sulla metropolitana entro 1 ora dalla prima vidimazione” E’ quindi urgente liberare i fondi strutturali del CIPE per  bus elettrici, treni di superficie, collegamenti con ferrovia tra Caselle e Torino e la zona Nord e Sud dell’Area Metropolitana. Inoltre bisogna proseguire sul raddoppio ed estensione della metropolitana. Incrementare le piste ciclabili e nuove aree pedonalizzate che favoriscono il commercio ed incentivano il turismo, elementi essenziali con cui finanziare in parte questi progetti.  Occorre dunque riportare la salute al primo posto dell’attività del Sindaco e della Giunta.

lunedì 12 dicembre 2011

SANGUE DA DONARE

CONFERENZA ONU SUL CLIMA: DAL FALLIMENTO DI DURBAN LA NECESSITA' DI UN PROFONDO CAMBIAMENTO di Antonio D’Acunto



Per chi non vi ha partecipato direttamente, appaiono ancora più evidenti nella loro oggettività il livello alto di disinteresse della politica, della economia, della informazione all’evento, almeno nel nostro Paese, e il fallimento, sul piano dei risultati concreti, della Conferenza sul Clima tenutasi a Durban; dati questi chiaramente meno sensibili per coloro, istituzionali e non, che sono stati presenti ai dibattiti, agli incontri, alle presunti mediazioni sul conseguimento di risultati inesistenti e che vengono propagandati come vittorie. Come si può essere soddisfatti, come lo è il ministro Clini quando afferma: “siamo usciti dal cono d’ombra di Copenaghen”? Quali sono, difatti, i cosiddetti risultati? L’approvazione di una tabella di marcia” che porterà all'adozione di un accordo globale salva-clima entro il 2015, per entrare in vigore dal 2020!
Nessun accordo vi è stato su un piano concreto di riduzione, a partire da subito, delle emissioni, tenendo conto della crescita impetuosa della CO2 passata dalla concentrazione media nell’atmosfera di 356 ppm (parti per milione) della Prima Conferenza di Rio del 1992 ai 390 ppm di oggi e con previsioni di innalzamento medio della temperatura del Pianeta (confermato in pieno da quanto avvenuto negli ultimi anni ed in particolare nel 2010), in maniera progressiva nel corso del nostro secolo fino a 6° con le catastrofiche conseguenze annunciate da molti qualificati studi scientifici. Né chiaramente tale fondamentale limite viene minimamente superato dall’accordo per un accordo per il Kyoto2 dopo il 2012, anno di scadenza del Kyoto1, giacché mancano obblighi, vincoli, organi internazionali di controlli consensualmente concordati ed accettati, che si sarebbero dovuti approvare a Durban come nelle precedenti Conferenze.
Il decadimento politico della Conferenza e conseguentemente dell’attesa e dei risultati concreti per la Umanità ed il Pianeta è evidente nella mancata partecipazione ad essa dei Capi di Stato -a partire naturalmente dal nostro- che invece avevano sempre caratterizzato le precedenti edizioni, riducendo in tal modo la portata della Conferenza a questione tecnica, settoriale di specifica competenza dei Ministri dell’Ambiente, come se l’ambiente fosse un aspetto tecnico!
 Abbiamo naturalmente appieno la consapevolezza che le cose vere che stanno, o meglio dovrebbero stare, nella Conferenza sul Clima sono le questioni del Modello di Sviluppo, di Società, di Cultura, dell’Ordine Mondiale del Potere, tra gli Stati, tra le Persone e le Classi Sociali negli Stati, tra la Generazione Attuale e quelle Future, tra l’Umanità ed il Resto del Sistema Vivente, la Biodiversità e la stessa Identità del Pianeta; le posizioni e le decisioni che vengono prese hanno questa sola, vera matrice originaria, questo noumeno, e la Conferenza, quella di oggi di Durban come le precedenti, è sostanzialmente momento di dichiarazioni, non sincere, di buona volontà od anche almeno come avvenuto fino ad oggi di Atti, Protocolli che ognuno sa che non rispetterà e che non verrà rispettato da nessuno.
Ciò nonostante tutti sanno che il “Clima”, ovvero i suoi cambiamenti fuori dalla sua naturalità, sono la conseguenza della globalità delle azioni dei singoli Paesi, ovvero che l’azione di un Paese ha conseguenza su qualsiasi altro, ivi compreso il proprio. Più intense sono state o sono le azioni disturbatrici dell’equilibrio naturale (naturalmente intendendo tale equilibrio nella sua dinamicità) più scompaiono le frontiere climatiche. E’ questa la novità del modello di sviluppo attuale che impone comunque la necessità della “Conferenza”, perché ognuno può trovarsi nella catastrofe.
Ma gli insuccessi o ancor meglio la inutilità delle Conferenze, così come pensate e realizzate fino ad oggi, da tempo in realtà pongono la necessità di una riflessione generale sulla identità stessa della Conferenza, sulla sua impostazione e preparazione. Nel “Clima” vanno a ritrovarsi quale sintesi finale le materialità di tutte le politiche e le scelte dei diversi Paesi, delle Comunità e delle Individualità, nel contesto di tutto quanto per Natura sarebbe avvenuto. Il Clima, nella infinita complessità di darne una stessa definizione, è il risultato mutevole ed allo stesso tempo la causa generatrice della condizione di ogni luogo fisico della Terra; il Clima è sistema infinito e piccolo habitat, modificatore di spazi illimitati, di ghiacciai, di mari, e creatore di minuscoli regni di fiori e di vita animale; immenso e allo stesso tempo delicato e sensibile.
La Conferenza sul Clima dovrebbe perciò raffigurare il momento mondiale dello stato del clima, delle azioni fatte e di quelle che si intendono fare rispetto agli obbiettivi che la Comunità Internazionale si pone; con una relazione generale di tale respiro e chiarezza non potrebbe che essere il Segretario Generale dell’ONU - pur con tutti i limiti di autorevolezza e di riconoscimento internazionale che tale Organismo ha - ad avviare i lavori della Conferenza ed il relativo confronto. La relazione, i dati connessi, le proposte, dovrebbero costituire patrimonio informativo unificato per la Conferenza e per tutti i Paesi, le ONG, le Associazioni, i movimenti, le persone interessate ed impegnate nel Mondo.
Vediamo invece la realtà di oggi della Conferenza: il Segretario Generale dell’ONU, in fase avanzata dei lavori, fa un “semplice” intervento come tanti altri senza l’indicazione di un’analisi e di un percorso per l’intera Conferenza; nei quattro punti che indica per evitare il fallimento di Durban, sostanzia tutta la portata della sua azione in un messaggio - “ E’ in gioco il futuro del nostro Pianeta” - e in un appello a lavorare a soluzioni urgenti: messaggio ed appello entrambi ovviamente condivisibili ma insignificanti rispetto al ruolo che Egli ha.
Le informazioni in rapporto ai contenuti della Conferenza vanno cercate all’esterno di essa come nel “Manualetto per l’Uso della Terra” della UNEP (United Nations Environment Programme), di grande livello scientifico ma di ristretta portata rispetto alla interezza delle questioni o nei consueti Rapporti Annuali sulle performance climatiche dei maggiori emettitori di gas serra forniti da Germanwatch in collaborazione con Climate Action Network Europe; Rapporti funzionali a stillare proprie, interessate, classifiche secondo proprie valutazioni e ad acquistare potere di ogni natura per il possesso della conoscenza e che crea naturali dubbi sull’impegno di tali gruppi a battersi per una informazione ufficiale e trasparente nelle fonti e negli obbiettivi.
Emblematico rispetto alla verifica delle azioni svolte nel Mondo, in difesa del Clima è così l’intervento nella Conferenza del Ministro Italiano Clini, che dichiara grande disponibilità per il futuro, nascondendo le scelte attuali – che lo hanno visto protagonista primario quale Direttore del Ministero dell’Ambiente- quali quelle della drastica riduzione di risorse alle fonti rinnovabili e la via degli inceneritori quale soluzione del problema dei rifiuti! E’ in tal senso molto difficile da capire il plauso di alcune Associazioni Ambientaliste italiane al suo intervento a Durban.
In realtà la Conferenza di Durban, come peraltro le precedenti, è la Conferenza sulle Emissioni da Combustibili Fossili, che hanno naturalmente fondamentale rilevanza, ma che non sono però la sola causa delle variazioni climatiche: mi riferisco principalmente alla Deforestazione e più complessivamente alla Diminuzione del Verde del Pianeta, nonché alla modificazione profonda del volto stesso del Pianeta, che alterano i naturali equilibri tra assorbimento e riflessioni dell’irraggiamento solare. In una Conferenza sul Clima è scientificamente sbagliato non considerare, a parità di emissioni, l’incremento dei gas serra, principalmente della CO2, nell’atmosfera, per il mancato assorbimento di essi per processi clorofilliani. Di grande rilevanza dovrebbe essere perciò nella Conferenza la “sezione” legata a tale quadro sia sul piano planetario, con la indicazione della quantità e qualità della deforestazione tuttora drammaticamente in atto - per gli enormi interessi delle multinazionali legati ad essa - e dei vincoli e degli obbiettivi da porsi, sia sul piano locale; né dovrebbero essere trascurabili gli incendi boschivi, spesso di immani dimensioni con il duplice effetto della pesante emissione di gas serra e la riduzione del loro assorbimento per la riduzione del verde. Non ha senso, se non per ampliare l’imponente carrozzone convegnistico spesso legato all’ONU, tenere separate le questioni delle emissioni da quelle della deforestazione e della riduzione del verde del Pianeta, con due momenti totalmente distinti di discussione
Un approccio profondamente diverso, sicuramente più complessivo, va posto anche in rapporto alle emissioni : intanto attivando un percorso sullo smaltimento dei rifiuti, per i quali è possibile in tempi rapidi sostituire l’incenerimento con le relative, velenose emissioni con le tecnologie del riciclaggio e del recupero della materia; non certo in maniera marginale sulla quantità delle emissioni incide difatti la scelta dell’incenerimento dei rifiuti.
Occorre poi pensare a ribaltare i termini del binomio emissioni – combustibili “introducendo” negli obbiettivi di una seria “Conferenza sul Clima” la riduzione, programmata e crescente, della produzione e del consumo dei combustibili fossili; è difatti partendo da tale riduzione che diminuiscono realmente le emissioni. La ricerca di un accordo sul Clima non può eludere perciò da una parte questioni fondamentali sui luoghi della produzione dei combustibili, ponendo vincoli di divieto di ricerca e conseguentemente di non sfruttamento per aree delicate del Pianeta quali le zone polari, le grandi profondità oceaniche, le grandi foreste, e dall’altra sulla necessaria conservazione di significativa parte delle risorse fossili e della sua disponibilità proprio per la transizione ad un modello energetico fondato sul rinnovabile, impedendo una traumatica e profondamente incerta frattura tra due modelli in antitesi. Se ciò avvenisse si avrebbe lo scontro vero rispetto al molto di pura accademia che caratterizza oggi la Conferenza sul Clima, del tutto silenziosa rispetto agli immani interessi delle multinazionali dell’energia da fonti fossili.
Ed è in rapporto a tale percorso di riduzioni da fonti fossili ed allo svincolamento dal modello energetico e produttivo connesso che vanno attivati programmazioni e piani energetici alternativi, sul fondamento della rinnovabilità e dell’uso parsimonioso e ambientalmente corretto e compatibile del territorio. In tal senso ogni Paese aderente alla Conferenza sul Clima ha l’obbligo di presentare, in preparazione alla Conferenza stessa il suo piano energetico e la linea di progressiva riduzione del ricorso alle fonti fossili. Ha significato di aiuto reale ai Paesi a basso consumo di energie fossili, non l’acquisto di quote di inquinamento, ma contributi reali per la promozione di energia rinnovabile per il proprio uso interno.
Occorre dunque un percorso profondamente nuovo, impostato sull’insieme delle questioni prima dette, per dare significato vero alla Conferenza sul Clima; lottando e proponendosi verso una visione internazionalista di salvezza della vita stessa del Pianeta, della sua Identità e della sua Biodiversità, dal basso, ovvero in ogni Paese e in ogni sua articolazione territoriale occorre agire per il raggiungimento di concreti, tangibili, progressivi e crescenti risultati. Ciò deve avvenire anche in Italia; occorre perciò impedire che si crei una fumana di copertura su inefficienze o interessi diversi dietro generiche dichiarazioni di intenti, o ancor più su negatività vere o presunte di altri Paesi ed attivare una grande vertenza verso il Governo ed il Ministro Clini perché ciò che non ha fatto o ha fatto all’inverso come Direttore generale del Ministero dell’Ambiente, lo faccia come Ministro.

domenica 4 dicembre 2011

TORINO: ARIA AVVELENATA Di Giorgio Diaferia Presidente VAS Piemonte


20 e più sforamenti consecutivi del livello di polveri fini (10 micron) e ultrafini a Torino. Un problema che attanaglia le grandi aree metropolitane ed in particolare quelle che si affacciano sulla Pianura Padana. La questione che ci preoccupa come ecologisti e come medici, sono le ricadute gravi e meno gravi, ma ugualmente fastidiose per la salute dei cittadini, in particolare dei bambini. Tosse, irritazioni agli occhi ed alle mucose delle vie respiratorie, riniti, ma anche cefalea, sbalzi della pressione sanguigna e maggiore incidenza di fatti acuti circolatori. Da subito occorre vietare il traffico veicolare in città, fatta eccezione per auto elettriche, pulmini elettrici. Vanno creati parcheggi di interscambio fuori città con navette, metropolitana, linee ferroviarie di superficie che portino in centro. Altro che solo aumentare le linee blue di parcheggio o incrementare il costo del ticket dei trasporti pubblici. Questi devono ridurre il costo del biglietto o almeno aumentarne la durata permettendo di riutilizzare il ticket sulla metropolitana entro 1 ora dalla prima vidimazione. Più treni di superficie, raddoppio ed estensione della metropolitana.Pensare ad una navigazione sul PO eliminando la chiusa di piazza Vittorio. Bene piste ciclabili e aree pedonalizzate che tra l'altro favoriscono il commercio ed il turismo, con cui finanziare quanto prima.Per non parlare dei costi della sanità(farmaci-ricoveri-passaggi al pronto soccorso) che si eviterebbero con costi sociali enormi. Molte ppoi di queste proposte possono essere replicate in altre città italianeLa salute al primo posto cari politici.

SUL LIVELLO DEI MARI di Giorgio Nebbia (www.vasonlus.it)


 telegiornali ci stanno purtroppo abituando a vedere strade allagate nelle quali galleggiano le automobili, scene che riguardano le nostre regioni, come gli Stati Uniti o la Thailandia, terre che non riescono a contenere i fiumi ingrossati dalle piogge intense che non riescono ad arrivare al mare, il loro destino finale. Talvolta l'arrivo al mare è impedito dal mare stesso, spinto verso terra dai venti. Quando ero giovane davanti alle "calamità naturali"che già allora erano frequenti, si diceva che era "colpa delle bombe atomiche" che, in quegli anni lontani, venivano fatte esplodere nell'atmosfera al ritmo di circa cento all'anno.
Poi le esplosioni delle bombe nell'atmosfera sono cessate e le alluvioni sono continuate anzi aumentate. Nell'ultimo decennio c'è un vivace dibattito fra gli studiosi a proposito dei mutamenti climatici provocati dalle attività umane, con un forte partito di negazionisti i quali sostengono che non sono le attività umane o i gas serra a provocare l'aumento del livello del mare che provoca l'allagamento delle terre emerse. I governanti delle piccole isole oceaniche, costituite da atolli che sporgono pochi metri sul livello del mare, sono ben preoccupati di veder sfumare il turismo attratto proprio dalle loro belle spiagge assolate. Che si stia davvero innalzando in maniera irreversibile il livello dei mari e degli oceani ?
In questi ultimi giorni sono apparse varie notizie che prospettano la possibilità che, in seguito all'innalzamento del livello dei mari, entro alcuni decenni alcune città costiere possano essere invase dall'acqua di mare.Alcuni ricercatori americani hanno messo in guardia il sindaco di New York sul pericolo che entro dieci anni alcune strade e i tunnel della città possano essere invasi dal mare. Studiosi cinesi hanno previsto che nei prossimi venti anni il livello del Mar della Cina possa innalzarsi fino a 13 centimetri. C'è il pericolo che un innalzamento del livello dell'Adriatico possa farci vedere galleggiare le automobili nel corso Vittorio Emanuele di Bari, che i cittadini di Brindisi vedano arrivare l'acqua di mare ai piedi della "colonna traiana" ?
A proposito dell'innalzamento dei mari si confrontano con grande acidità reciproca due maniere di vedere. Una di queste, che potremmo schematizzare come quella degli "ambientalisti", sostiene che siamo di fronte ad un lento aumento della temperatura media della Terra, dovuto alla immissione nell'atmosfera di anidride carbonica e di "gas serra" che alterano lo scambio di energia solare in entrate in uscita dalla Terra. Il riscaldamento planetario metterebbe in moto varie azioni; intanto fa cambiare la temperatura superficiale degli oceani, variabilissima nelle varie parti della superficie terrestre. La massa di acqua dei mari è in continuo movimento proprio in seguito alla diversa temperatura delle zone centrali o polari.
Le correnti di acqua marina calda che si avvicinano alle zone polari possono contribuire a far fondere una parte delle masse di acqua solida immobilizzata nei ghiacciai permanenti. Rispetto ai 1400 milioni di miliardi di metri cubi di acqua liquida dei mari e oceani, nei ghiacci sono "immobilizzati" circa 30 milioni di miliardi di metri cubi di acqua allo stato solido. Se, per assurdo, questi ghiacci passassero dallo stato solido allo stato liquido, la nuova massa di acqua liquida, distribuita sui 350 milioni di chilometri quadrati degli attuali mari, ne farebbero aumentare il livello di un centinaio di metri. Basterebbe però che una frazione dei ghiacci fondesse per avere innalzamenti di livello di qualche metro. La cosa sarebbe resa ancora più complicata dal fatto che l'acqua che si forma dalla fusione dei ghiacci è acqua dolce, priva di sali, la cui miscelazione con l'acqua salina degli oceani potrebbe provocare altre alterazioni della circolazione oceanica.
Centinaia di persone, nei laboratori di tutto il mondo, tentano di simulare questi effetti su cui si sa abbastanza poco. Che si tratti di innalzamento di mezzo metro o di un metro ogni cento anni, ci sarebbero serie prospettive di allagamento delle zone costiere del pianeta che sono quelle su cui sorgono moltissime città, alcune grandi popolose metropoli, fiorenti e redditizie attività turistiche. Un secondo gruppo di scienziati, che potremmo chiamare "negazionisti", sostengono al contrario con grande vigore che le attività umane, soprattutto la combustione di petrolio, carbone, gas che sono gli alimenti essenziali della nostra società consumistica, non hanno alcun effetto sulla temperatura media del pianeta e quindi sull'innalzamento del livello degli oceani.
Siccome, bene o male, questo innalzamento si osserva e dei mutamenti climatici appaiono pure sempre più spesso, i negazionisti invitano a cercare nella storia geologica della Terra le radici dei cambiamenti in atto. La durata della nostra vita, della nostra stessa civiltà, anni o secoli, è un battito di ciglia rispetto si miliardi di anni della durata presente e futura della nostra Terra, la cui storia geologica è esposta a innumerevoli effetti esterni ed interni, ai cicli del Sole e alla risalita del grandissimo calore interno del pianeta con conseguenti mutamenti dello stato fisico dell'acqua presente negli oceani, allo stato liquido, nei ghiacciai allo stato solido. I geologi sanno "leggere" nelle rocce terresti come è cambiata l'estensione e il movimento delle acque superficiali e oceaniche e dei ghiacciai nel corso dei quattromila milioni di anni di storia del pianeta.
Anche solo per restare al centinaio di migliaia di anni "vicini" a noi, si sono vetrificate glaciazioni, con formazioni di grandi masse di ghiacci e conseguente diminuzione del livello dei mari, e periodi "caldi" interglaciali nei quali una parte dell'acqua solida dei ghiacci è tornata allo stato liquido e i mari si sono di nuovo ingranditi. Non solo: gli stessi continenti sono agitati da movimenti interni provocati dal flusso di calore proveniente dalle rocce caldissime presenti nel nucleo della Terra. Questo calore talvolta sfiata nei vulcani sulla superficie dei continenti, talvolta nei vulcani sottomarini, il che altera la temperatura e la circolazione delle acque oceaniche. Tranquilli, quindi, sostengono i negazionisti; sommate le enormi incertezze su tutti questi fenomeni non saranno il miliardo o due miliardi di automobili che bruciano benzina nel mondo, le centrali e forni che bruciano carbone per assicurare acciaio e merci abbondanti, a mettere in pericolo il futuro della Terra.Due posizioni "scientifiche", come si vede, inconciliabili, con accuse reciproche. Gli "ambientalisti" accusano i "negazionisti" di fare il gioco dei grandi poteri industriali ed economici, terrorizzati dal rallentamento dei consumi di energia e di merci che sarebbe messo in discussione da una diminuzione degli inquinamenti atmosferici. I negazionisti accusano gli ambientalisti di invocare dei limiti alla crescita economica attraverso una diminuzione dei consumi soprattutto di energia, cioè di tutto il sistema economico. Il grande pensatore, premio Nobel per la pace, Albert Schweitzer (1875-1965), scrisse che "L'uomo ha perso la capacità di prevedere e prevenire: finirà per distruggere la Terra". Per quanto riguarda il mare la capacità di prevedere lascia ancora a desiderare, annebbiata dagli scontri di interessi economici, politici e da liti fra scienziati. Ma la capacità di prevenire potrebbe già essere messa in atto con una maggiore attenzione relativa agli insediamenti vicino al mare.Certo le spiagge e le rive del mare sono le zone più appetibili per costruzioni, porti grandi e piccoli, turismo, alberghi, ma tali opere sono anche le più esposte ad eventi geologici fra cui va messo in conto l'innalzamento del livello del mare entro tempi relativamente brevi. E sarebbero proprio queste opere ad essere per prime danneggiate da una imprudente localizzazione. Le azioni per ridurre l'inquinamento dell'atmosfera e l'effetto serra sono certamente necessarie e urgenti (una ennesima conferenza mondiale si terrà nei prossimi giorni a Durban in Sud Africa), ma una nuova attenzione per la pianificazione costiera può essere avviata subito per evitare di dover piangere per costi e dolori che già oggi sono (sarebbero) prevedibili.

Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno, venerdì 25 novembre 2011

sabato 12 novembre 2011

ALLUVIONI: CATASTROFI AMPIAMENTE ANNUNCIATE, MA... di Giorgio Diaferia (Coordinatore VAS Piemonte)


E' vero che il clima è cambiato, ormai anche i più severi detrattori dell'IPCC si sono convinti che le alte concentrazioni di CO2 prodotte dall'antropizzazione crescente del nostro Mondo,a proposito da qualche giorno siamo 7 miliardi, abbiano prodotto dei consistenti cambiamenti climatici. I ghiacciai che si sciolgono sempre più rapidamente, gli Oceani che si innalzano, i fiumi che straripano, la siccità alternata a piogge monsoniche, uragani, tempeste di vento,inondazioni, maremoti e tsunami. In Italia, il clima ha raggiunto modifiche di cui siamo ormai in gran numero consapevoli, forse occorrerebbe fare un corso super accellerato agli esperti del Governo ed alla Protezione Civile, poichè occorrono misure più severe di prevenzione e di bonifica del territorio che si sta letteralmente rovesciando addosso a noi per le incurie dei decenni passati, in parte mitigate da un clima dolce e tutto sommato non aggressivo se non molto raramente(ogni 50 anni circa).Nel mentre facciamo i conti con la speculazione edilizia che ha permesso di costruire dappertutto, e che ancora adesso non si ferma. Quando piove ormai sono scrosci di una densità a metrocubo di acqua incontenibili. Le campagne si allagano perchè aride, spesso abbandonate, con letti dei fiumi ristretti e cementificati. Occorre presidiare il territorio che in Italia è per oltre l'80% ad alto rischio. E poi i costi, miliardi di euro per bonificare, ricostruire, proteggere, mettere in sicurezza. Tutti con gli occhi al cielo, specie nelle nostre dolci regioni di Toscana e Liguria dove sono annunciate nuove intense piogge. Restano comunque ancora molte preoccupazioni nel NordOvest d'Italia dopo la tragedia di Genova, un dramma ampiamente annunciato e dovuto certamente all'intensità della pioggia ma soprattutto all'edificazione selvaggia sulle rive fluviali. Arno,Tevere e Po sono alcuni dei fiumi ad alto rischio di esondazione, e per questo trovano assurdamente una concentrazione di edificazione sulle loro rive senza senso. Il danno è fatto perchè per sanare questo scempio occorrerebbe abbattere palazzi, fabbriche ed ogni insediamento lavorativo o abitativo per ridare al fiume un letto più ampio. Se dunque la statistica ci dice che ogni 50 anni avvengono questi fenomeni piovosi di particolare intensità, perché si fa così poco in questa pausa che permetterebbe di porre rimedi come : allargare vie di fuga, spostare le case più a rischio, ripulire l'alveo dei fiumi, dragando, ed approfondendo il letto di scorrimento, fare vigilanza dei territori montani e collinari abbandonati, mettere argini per eventuali smottamenti di terreno, non si spendono gli euro necessari per seri lavori di messa in sicurezza. Ancora una volta le cassandre ecologiste-ambientaliste, avevano segnalato il problema, e l'unico risultato è stato quello di essere indicate come arretrate, come responsabili di frenare il progresso o l'espansione delle città. Anche la mancanza di referenti politici “ecologisti” è un problema tutto Italiano. Costruire si ma "con judicio" e dietro la guida di piani regolatori ed urbanistici affidati a esperti super partes, sembra incredibile ma ce ne sono

lunedì 31 ottobre 2011

Facciamo pace con la Natura da www.vasonline.it


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foto_alluvione
Facciamo pace con la Natura
Guido Pollice e Silvana Magali Rocco
Associazione Verdi Ambiente e Società.

Quando si favorisce il turismo di massa, quando si privilegia l'immagine e non ci si preoccupa della difesa del territorio.
Quando non si raccoglie l'allarme degli scienziati sui cambiamenti climatici e lo si minimizza.
Quando i pochi soldi che ci sono li si utilizzano per il folklore e le sagre del pesce fritto, non possiamo lamentarci dei disastri e piangere per i morti.
Ciò che la natura e il pianeta ci hanno consegnato non può essere spazzato via in poche ore dall'incuria dell'uomo e delle istituzioni.
Chi ha permesso quelle costruzioni sui greti dei fiumi, chi ha cementificato la sponda dei torrenti liguri e toscani e dell'Italia?
Perché ci si affanna a definire eccezionali gli eventi di queste ore e le conseguenti calamità, dimenticando che la natura non è addomesticabile, che la natura non è buona ma cattiva?
Le opere di salvaguardia del territorio di pulizia e di controllo sono venute meno così come tutte le opere di prevenzione .
Non più tardi di qualche mese fa Vittorio Emiliani, Giorgio Nebbia, Guido Pollice, Fulco Pratesi , Sebastiano Settis, Massimo Marra e Nerina Bianchetti, hanno lanciato un manifesto dal titolo "Pace con la Natura" .
Con amarezza dobbiamo registrare che sono stati facili profeti mentre l'appello è stato ignorato dai media che ora dedicano pagine e pagine sul disastro "annunciato".
Zero tutela, troppo turismo dice lo scrittore Maggiani.
Noi aggiungiamo: troppo cemento, troppi abusi , poca moralità verso la natura.

sabato 17 settembre 2011

Torino diventa laboratorio urbano per una “città verde”


A Torino per due giorni, il 24 e 25 settembre 2011, l’area pedonale di Via Maddalene e Via San Benigno, nella zona di Regio Parco / Piazza Abba, si trasformerà in un laboratorio urbano interamente dedicato al verde.
Tecnologie a basso impatto ambientale, risorse rinnovabili, riciclo e riuso, sviluppo sostenibile. La green economy è il futuro oppure è già il presente? Chi ha ragione? Difficile dirlo. Ma se di solito la verità sta nel mezzo, allora è probabile che si tratti di in una fase di transizione: da un’economia basata su un modello di sviluppo insostenibile per il pianeta a uno sostenibile, innanzitutto low carbon.
La svolta “green” deve però riguardare anche i grandi centri. Abitare responsabile: verde urbano, giardini, aiuole, cortili, erbe spontanee… La città “tutta verde” è il tema della prima edizione di un festival – laboratorio ambientato nello spazio pubblico che lega tematiche ambientali e arte contemporanea. Laboratori concepiti e condotti da artisti coinvolgeranno, come primi destinatari, i bambini e loro famiglie, per stimolare un’attenzione ai temi dell’ambiente e dell’ecologia con pratiche giocose che li possano vedere coinvolti in prima persona.
Ettore Favini realizzerà alcune sculture ispirate al noto Arcimboldo, con frutta e verdura di stagione; Cosimo Veneziano guiderà alla scoperta dei semi; il laboratorio Innestare (condotto da VitaminaMamma) “disseminerà” invece di piccole e inaspettate apparizioni colorate, ritagliate e incollate, gli spazi urbani spesso troppo grigi della capitale sabauda.
Lo spazio espositivo WE (Via Maddalene 40/b) ospiterà il progetto speciale Artificial Dummies, installazione video-generativa di ToDo – Interaction & Media Design, in cui strane forme organiche prendono vita, si riuniscono e fluttuano, esplorando un nuovo territorio.
Nel corso dell’evento alcuni negozi dell’area Regio Parco aderiranno al progetto patrocinato dal Comune di Torino “babyfriendly” esponendo l’adesivo che li qualifica come amici dei più piccoli e delle famiglie.
Il progetto è di Associazione Culturale Ladiesbela, realizzato con il contributo della Regione Piemonte, la collaborazione della Circoscrizione VI, Centro Interculturale delle Donne Alma Mater, e in parternariato con Babyfriendly. Media partner dell’iniziativa à la rivista Giovani Genitori.
Tutti i laboratori sono gratuiti, su prenotazione all’indirizzo e-mail lacittatuttaverde@gmail.com (tel. 347.1575205 / 339.3222298), fino al raggiungimento del limite massimo previsto dalle singole attività.

mercoledì 14 settembre 2011

TUTTI I GIOVEDI E SABATO ALLE 22.30 su 4Rete TV (Ch. DgT 11) : ANTROPOS

INCIDENTE NUCLEARE DI MARCOULE: VAS CHIEDE CHE INTERVENGA LA COMUNITA' INTERNAZIONALE

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Sarkozi, il Governo Francese ed i loro organi sulla Sicurezza Nucleare possono avere credibilità alcuna sulle notizie che stanno dando e daranno sull’incidente nucleare di Marcoule? Assolutamente no! per tutto quanto detto sulla sicurezza, per gli immani affari connessi, per la politica energetica e per la politica militare e delle armi nucleari.

Ecco perché occorre che la Comunità Internazionale, se esiste come tale, deve imporre alla Francia l’accertamento internazionale dell’incidente.
Marcoule, oltre ad essere sede di centrali nucleari per la produzione di energia elettrica è anche importante, forse fondamentale, sito strategico per la produzione del nucleare militare francese in una connessione strettissima tra le due produzioni.
A Marcoule, con appositi reattori o con il riprocessamento del combustibile irradiato nei reattori ad uranio (le miniere innaturali del plutonio e dei transuranici) si genera plutonio: quello delle bombe - ne bastano dieci kili in una sferetta di plutonio grande come una palla di bocce, di 10 cm di diametro, per una bomba nucleare di 200 kilotoni di potenza, almeno dieci volte superiore a quelle di Nagasaki ed Hiroshima - e del detonatore della bomba H e quello per cui un grammo, equamente distribuito, può uccidere fino ad un milione di persone.
Da Marcoule probabilmente veniva e viene la micidiale miscela MOX, Uranio impoverito – Plutonio, il combustibile delle “centrali sicure della IV generazione”: sì proprio quello fuoriuscito dal reattore n. 3 di Fukushima, fornito alla società giapponese TEPCO dalla Francese AREVA.
Nessuno può escludere, se non accertamenti internazioni che l’incidente di ieri riguardasse proprio questa produzione.
Il nucleare e di conseguenza il Plutonio costituiscono il più grave pericolo di tutta la storia dell’Uomo per la Umanità ed il Pianeta; occorre una guerra (questa sì!), democratica e pacifista, per la fuoriuscita del Pianeta dal nucleare: un permanente, immenso movimento internazionale, capace di imporre tale scelta in ogni Paese. L’Italia per l’eccezionale, entusiasmante risultato del referendum del giugno scorso può e deve dare un contributo di grande rilevanza a tale movimento, esportando, come grande valore internazionale, tale risultato, popolare e di massa; sbagliato è il “rompete le righe”, il “tutti a casa” dei Comitati nazionali, regionali, locali contro il Nucleare. Occorre invece farli divenire la maglia della rete mondiale contro il nucleare. Ed in tale direzione è necessario ed urgente riprendere la iniziativa associativa , dei comitati, dei cittadini.
Roma, 13 settembre 2011
Guido pollice, Presidente Nazionale VAS
Ermete Ferraro, Responsabile nazionale VAS “Ecopacifismo”
Antonio D’Acunto, Presidente onorario VAS Campania

mercoledì 31 agosto 2011

PRIMA DICHIARAZIONE EUROPEA SULLA SOVRANITA’ ALIMENTARE: UN IMPEGNO PER IL FUTURO.


E-mail

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Nelle ultime settimane sono stati pubblicati studi sull’aumento di resistenza degli insetti alle colture transgeniche (USA e India) e sulla persistenza nell’aria e nel suolo del RoundUp, il famoso erbicida della Monsanto applicato sugli Ogm, il cui utilizzo è passato negli Usa dalle circa 10 000 t. nel 1992 alle oltre 80 000 t. nel 2007 (sconfessando le promesse mirabolanti di una riduzione dei pesticidi propagandata dai pro-biotech).
Inoltre, sono stati pubblicati da Wikileaks alcuni documenti che rivelano strategie specifiche messe in atto dagli Stati Uniti per permettere la diffusione degli Ogm nel mondo (vedi link di seguito).
Le due notizie sono complementari.
Mentre, infatti, diventa sempre più evidente l’insostenibilità del modello agricolo industriale e biotecnologico, aumentano i tentativi per imporre dall’alto i prodotti alimentari geneticamente modificati.
Per queste ragioni VAS vuole portare all’attenzione pubblica il principio adottato nella Prima Dichiarazione Europea sulla Sovranità Alimentare, enunciato in Austria il 21 agosto 2011: “Tutti i popoli hanno il diritto a definire i propri sistemi agricoli e alimentari, senza danneggiare né le persone, né le preziose risorse naturali.”
In questi giorni, in cui in Italia facciamo i conti con nuovi campi illegali Ogm e nell’attesa della clausola di salvaguardia, vogliamo sottolineare i 5 punti del Piano d’azione di Nyéleni Europa 2011, affinché possano diventare patrimonio comune della società civile e delle istituzioni:
- lavorare per la costruzione di un modello di produzione e consumo del cibo ecologicamente sostenibile e socialmente giusto, basato su un’agricoltura non industriale e di piccola scala, e su sistemi di trasformazione e distribuzione alternativi;
- decentrare il sistema di distribuzione degli alimenti e accorciare la filiera tra produttori e consumatori;
- migliorare le condizioni di lavoro e gli aspetti sociali del lavoro, in particolare nel campo dell'agricoltura e della produzione di cibo;
- democratizzare il processo decisionale sull'uso dei beni comuni (terra, acqua, aria, saperi tradizionali, sementi e bestiame);
- assicurarsi che le politiche pubbliche, a tutti i livelli, garantiscano la vitalità delle aree rurali, prezzi equi per i produttori di cibo e alimenti sicuri e OGM-free per tutti.
Dichiarazione di Simona Capogna,Vicepresidente VAS
Roma, 31 agosto 2011
Il testo della Dichiarazione finale è disponibile sul sito Forum Nyéleni 2011: www.nyelenieurope.net.
Sulla resistenza degli insetti:
Sul RoundUp:
Sui documenti Wikileaks:
Per ulteriori informazioni:
Verdi Ambiente e Società (VAS)
Via Flaminia, 53 – 00196 Roma
Tel. 063608181
Cell. 3291328437

mercoledì 3 agosto 2011

Amianto e perdita di salute: basta saper aspettare Giorgio Diaferia-VAS Torino



L’Asbesto, più comunemente conosciuto come Amianto è stato per decenni utilizzato in vari settori lavorativi ed in particolare come Cemento-Amianto più noto in Italia e non solo come  Eternit nel campo dell’edilizia pubblica e privata. Refrattario al fuoco, di basso costo, ha trovato gli utilizzi più impensati come nei sigari per tenere insieme la cenere o come rivestimento per le tubature degli acquedotti ed ancora come ottimo isolante termico e acustico. Sono più di 3.500 le applicazioni dell’Amianto, impossibile elencarle tutte. Oggi noi sappiamo con certezza che non esiste un numero minimo di fibre del minerale, al di sotto del quale non ci sia un rischio per la nostra salute, ma occorre differenziare il rischio di ammalarsi di Mesotelioma sia nella forma benigna che maligna, da quello di sviluppare l’asbestosi, che riduce la capacità respiratoria in modo molto significativo ed invalidante, ma richiede prolungate esposizioni al minerale. Le singole fibre sono molto resistenti, presentano dimensioni di meno di mezzo millesimo di millimetro di diametro per 2-5 millesimi di millimetro di lunghezza. Elementi così piccoli e leggeri possono penetrare facilmente nell’apparato respiratorio senza poter essere trattenuti dalle ciglia che ricoprono le vie aeree. Di conseguenza si depositano nei bronchi e negli alveoli dei polmoni, per poi migrare verso la pleura, cioè la membrana che riveste esternamente i polmoni, danneggiando i tessuti. . In Italia dal 1992 (legge 257/1992) è proibita l'estrazione, l'importazione e la lavorazione dell'amianto, ma ne restano in circolazione all’incirca oltre 30 milioni di tonnellate, sotto varia forma. Nel maggio 2010 è stato pubblicato il 3° rapporto sull'amianto da parte dell'ISPESL e del Registro Nazionale dei mesoteliomi., che parla di oltre 15.000 morti,solo per il Mesotelioma Pleurico, con un picco previsto per il 2017. Sono ancora molte, troppe le morti causate dall'amianto ed il  Piemonte è al primo posto fra le regioni italiane in quanto a malattie professionali dovute all'amianto (soprattutto nel settore dell'edilizia). Il caso Casale Monferrato (AL) ha fatto purtroppo il giro del Mondo e con esso il processo all’Eternit celebratosi a Torino.Quello che fa più paura dell’Amianto è il suo” tempo di latenza”, ovvero quel periodo di anni che intercorre tra l’inalazione delle fibre e la comparsa delle patologie connesse che ricordo sono asbestosi;mesotelioma;carcinomi polmonari;tumori del tratto gastro-intestinale, della laringe e di altre sedi. Sembrerebbe quindi indispensabile provvedere al più presto all’eliminazione dei depositi noti di Amianto, iniziando dai depositi abusivi a cielo aperto. Ma la bonifica ha dei costi molto gravosi poiché deve essere condotta secondo procedure estremamente  rigorose ed attente che comprendono:coibentazione-confinamento-incapsulamento-sopracopertura-rimozione, smaltimento, operata da Tecnici altamente specializzati, secondo le Direttive della CEE:83/477 e 87/217, allo scopo di tutelare gli Operatori e l’Ambiente. Nonostante questi dati allarmanti, l’estrazione e la lavorazione dell’amianto nel mondo è oggi in crescita pari a 2 milioni di tonnellate. La Russia è il primo produttore seguito da Cina, Kazakhstan, Brasile, Canada, Zimbabwe e Colombia. Ben più dei 52 paesi aderenti all’OMS, che hanno messo al bando questa fibra,  impiegano ed esportano ogni varietà di amianto La maggioranza della popolazione mondiale, nei paesi asiatici, dell’Europa orientale, dell’America Latina e dell’Africa, vive ancora in paesi dove si continua ad usare amianto con scarse misure di protezione. La Cina è in assoluto il paese maggiore consumatore di amianto, seguito da Russia, India, Kazakhstan, Brasile, Indonesia, Tailandia, Vietnam, and Ucraina. Il Crisotilo rappresenta circa il 100% di tutto l’amianto prodotto ed utilizzato oggi a livello mondiale ed il 95% di tutto l’amianto usato a partire dal 1900. La maggioranza delle Agenzie internazionali e nazionali concordano nel giudicare il crisotilo responsabile per l’insorgenza di vari tumori compreso il mesotelioma. E’ soltanto l’industria interessata alla sua commercializzazione e per essa il canadese The Chrysotile Institute che sostiene che il crisotilo, in purezza, lavorato in “maniera controllata”, a differenza delle altre varietà di amianto, gli anfiboli (crocidolite ed amosite), dovrebbe risultare innocuo. A niente è valsa in Canada una grande mobilitazione interna: The Canadian Cancer Society, la Canadian Medical Association e la Canadian Public Health Association si sono opposte fortemente alla sfruttamento delle cave di amianto ed alla sua esportazione nei paesi in via di sviluppo Come se non bastasse infine, sono stati evidenziati diversi  casi di docenti e operatori scolastici che hanno contratto malattie professionali  a causa delle fibre tossiche presenti negli ambienti scolastici. A tal proposito la Regione Piemonte, ipotizzando la presenza di amianto nelle coperture in circa 40 milioni di metri quadrati e ha stanziato nel 2009 3,75 milioni di euro per la bonifica dei siti inquinati, dando priorità agli edifici scolastici

venerdì 15 luglio 2011

L’importanza della ginnastica fisica e mentale negli anziani come elemento di prevenzione primaria. di Giorgio Diaferia e Francesca Diaferia-VASTorino,Renato Rolla Pres. ANCoS Torino



“ per l’ecologia della mente e del fisico”

Lo sport e l’attività motoria nella terza età sono fondamentali  non  solo per mantenere un buono stato di salute ma anche per prevenire l’invecchiamento biologico e garantire uno stato di auto-sufficienza più duraturo. La scelta della disciplina sportiva è importante per evitare traumatismi dannosi per la salute ed anche la semplice attività motoria deve avere una sua regolarità e modo di somministrazione. Ma è altresì importante mantenere lucida ed efficiente la nostra mente secondo il detto “mens sana in corpore sano”. Per cui in questo nostro progetto alla ginnastica corporea si vuole affiancare quella per la nostra mente  Scopo del presente progetto è quello di promuovere incontri informativi  rivolti a soggetti di entrambi i sessi, over 65, utilizzando strumenti di comunicazione quali: conferenze, video, depliant, letture commentate, ed anche esercitazioni pratiche guidate. Sono stati pertanto predisposte delle lezioni che potranno essere utilizzate anche per gruppi organizzati in cui si tenga conto delle più importanti patologie che potrebbero aver causato una perdita di efficienza fisica o della memoria.

Parole chiave: sport, terza età, attività fisica, letture,benessere,osteoporosi

ANALISI PROGETTO
E’ stato dimostrato che nelle persone anziane l’attività fisica favorisce la conservazione della massa ossea e proteica, ritardando ed addolcendo il processo di invecchiamento. Per un soggetto sedentario, si può indicativamente ritenere che l’efficienza diminuisca di circa l’1% all’anno con l’aumentare dell’età dopo i 30 anni. Questo calo non è in effetti molto diverso se si paragonano soggetti fisicamente attivi a soggetti mediamente sedentari, infatti un soggetto fisicamente attivo di 65 anni ha la stessa efficienza di un soggetto sedentario di 30 .La riduzione della massa muscolare è principalmente responsabile della diminuzione della forza muscolare con l’invecchiamento. Vi è infatti una riduzione del numero delle fibre muscolari e, parallelamente, una riduzione del numero di cellule nervose deputate all’innervazione dei muscoli. Anche l’alimentazione, sia in termini qualitativi che quantitativi, varia e ricca dei suoi componenti essenziali : glucidi, protidi e lipidi è indispensabile per mantenere la corretta forma fisica e permettere di svolgere una attività fisica regolare ed ancor più l’attività sportiva. A parità di altre condizioni, l’aspettativa di vita di un soggetto fisicamente attivo rispetto ad un soggetto sedentario: questa risulta di 20 anni più lunga nel primo rispetto al secondo. Rimane vero però che l’incidenza di molte malattie, come coronaropatia, infarto miocardico, ictus e diabete è percentualmente maggiore nei soggetti sedentari. L'attività fisica, da sola, è in grado di diminuire il rischio di mortalità per qualsiasi malattia . Così, per esempio, un fumatore che pratica attività fisica ha molte meno probabilità di morire rispetto ad un fumatore che non svolge attività fisica. Anche se non è l'immagine tradizionale, la visione di una persona anziana che fa ginnastica, sci di fondo od una semplice "corsetta"o pedalata  in una strada cittadina periferica, non è più così rara e si vanno diffondendo sempre più centri pubblici o privati che offrono attività motorie per la terza età. Ma leggere e ripetere un testo, un po’ quello che si fa per studiare a scuola, è un’altrettanto valida e divertente ginnastica per la mente. Torniamo a studiare, si potrebbe sintetizzare il nostro concetto. E’ dimostrato scientificamente che lo studio attiva le sinapsi del nostro cervello, perché più usiamo la nostra mente, con la lettura, o anche con dei semplici giochi che migliorano la nostra capacità di concentrazione e di memorizzazione, più “alleniamo” il nostro cervello, migliorando la nostra capacità di ricordare nomi, momenti della nostra vita anche recenti e messi un po’ in secondo piano, rispetto al passato.
E' necessario, perciò, che vengano approfonditi i termini generali del rapporto tra movimento ed invecchiamento, tra lettura e miglioramento della memoria, per potere meglio valutare gli elementi di prevenzione ed i benefici di tale attività per i soggetti appartenenti alla "terza età".

Gli incontri-lezioni sono suddivisi in una prima parte teorica con a seguito una lezione di circa 30 minuti in cui insegnare agli anziani come risolvere con dei piccoli esercizi quotidiani il mal di schiena, il male alle articolazioni ma anche su come bruciare i grassi aiutando quindi la regolarizzazione della pressione e della respirazione, come e cosa mangiare. Anche l'osteoporosi, degenerazione delle ossa che si verifica sovente nella terza età con fragilità delle stesse e pericolo di fratture, migliora in seguito alla attività fisica. Inoltre vi saranno lo studio e la lettura di libri e di articoli, con la loro riproposizione e giochi per la memoria. Tramite un operatore verranno filmate le lezioni stesse che potranno quindi essere riproposte con il semplice ausilio di un computer e di una sala conferenza adatta
Esempi di Lezioni :
Lezione 1
Anatomia del sistema locomotore:
Il corpo umano, la struttura scheletrica, le principali articolazioni e gruppi muscolari. Il movimento, esempi
Lezione 2
Mangiarsano per mantenersi in forma:
La piramide alimentare,i vari tipi di diete anche in funzione di alcune patologie frequenti come la gotta, il diabete, le dislipidemie, l’insufficienza renale e cronica…
Lezione 3
Postura e prevenzione del mal di schiena
Se avete problemi alla schiena evitate corsa e/o balzi su terreni duri,fate attenzione all'iperestensione del collo  e alle flessioni laterali; questi esercizi se svolti in maniera molto lenta e controllata possono apportare grandi benefici; al contrario movimenti bruschi in questa zona possono arrecare gravi danni alle articolazioni cervicali. Durante gli esercizi di tonificazione degli addominali mantenere la posizione corretta del tratto cervicale (in linea col busto) con l'aiuto delle mani. Attenzione all'educazione posturale: imparate ad alzare i pesi con busto diritto e ginocchia flesse, non con gambe tese e schiena flessa. Eseguite sempre esercizi di stretching al termine della seduta.
Lezione 4
Attività fisica e sport negli anziani obesi
Grazie alla dieta ed ad  un regolare programma di allenamento, è possibile agire sui vari fattori di rischio alla base della sindrome metabolica
Lezione 5
Attività fisica e sport nell’anziano cardiopatico ed iperteso :
Nell’anziano si riduce la potenza del meccanismo aerobico: la principale causa è legata alla diminuzione della frequenza cardiaca massima, la quale è stimabile come 220 - età. La limitazione del flusso di sangue ai muscoli comporta una parallela limitazione dell’apporto di ossigeno. Anche nel caso della potenza aerobica, questa migliora nell’anziano in seguito ad allenamento, così come migliora la tolleranza allo sforzo del cuore. E' stato da tempo dimostrato che il grado di fitness è  inversamente proporzionale ai livelli di pressione arteriosa. L'efficacia dell'attività fisica regolare sulla riduzione pressoria in pazienti con ipertensione lieve/moderata è stata oggetto di numerosi studi. Questi studi hanno dimostrato che un esercizio regolare (bici, nuoto, jogging, marcia o le loro combinazioni) è in grado di ridurre i livelli di pressione a riposo in maniera significativa.
Lezione 6
La prevenzione dell’artrosi e dell’osteoporosi :
La definizione di protocolli per il miglioramento della forza negli anziani non può prescindere dalla valutazione del possibile quadro di osteoporosi. Questa malattia è molto diffusa: fratture legate ad osteoporosi colpiscono almeno 1 anziano maschio su 6 e una donna anziana su 3. Attenzione alle torsioni esasperate del busto, specie con sovraccarichi per rischio di fratture vertebrali
Lezione 7
Analisi e del movimento nell’attività sportiva della terza età:
Il movimento deve essere il più possibile armonioso poiché un’articolazione correttamente sollecitata produce una auto lubrificazione e rallenta i processi degenerativi permettendo ai muscoli interessati di mantenere o sviluppare una buona tonicità ed elasticità
Lezione 8
Il ballo per mantenersi in forma:
Non necessariamente l’attività fisica deve essere noiosa e ripetitiva. Ballare per una o due volte di seguito durante la settimana può essere un ottimo metodo per mantenersi in forma divertendosi. Vanno ovviamente evitati gli eccessi e tenuta sotto controllo la respirazione e la frequenza cardiaca.
Lezione 9 e 10
Parole Incrociate, soluzione di enigmistiche, sodoku, lettura di frasi famose e loro ripetizione e commento, scrivere insieme una lista di cose da comprare e poi ripeterla,scrivere le cose importanti da prevedere e preparare prima di affrontare un viaggio, ripetizione di quanto letto da un libro e suo riassunto







Conclusioni:

Al termine di questo ciclo di lezioni viene realizzata una collana di video con lo scopo di fornire informazioni utili ai soggetti anziani per “rimettersi in forma” o per mantenere una buona educazione psico-fisica che ritardi i fisiologici processi di invecchiamento garantendo una maggiore possibilità di auto sufficienza e di minor ricorso a farmaci ed ad accertamenti medici